Il Forte sul Fiume

tornai sulla sedia e sedutomi allungai i piedi verso le fiamme. Artù
sedeva fissando la brace.
«Allora,» cominciai «che cosa ti ha indotto a lasciare i tuoi amici
così presto oggi?»
Il ragazzo si accigliò, poi volse su di me uno sguardo perplesso e
ribelle. «Che cosa dà a Droc il diritto di credere di poter prendere la
spada di Ghilleadh?»
«La stazza, direi.» Mi accorsi subito, non appena uscirono dalla
mia bocca, che le mie parole erano poco appropriate. Almeno non
me le fossi fatte scappare! Non era quello né il momento né il luogo
per facezie del genere. Con mia sorpresa Artù non reagì.
«Non basta» disse. «La stazza gli permette di prendere la spada,
ma cosa lo persuade a prenderla come suo diritto?»
Sbatté le palpebre sorpreso e io fui attento a scegliere le parole.
«Perdonami, Artù, non ti capisco. Che cosa vuoi sapere?»
«Non lo so con precisione, ma so che la risposta è importante.
Ghilly ha trovato una spada che stava in quel luogo da anni e anni.
Chi la buttò è morto da moltissimo tempo, sicché apparteneva a
Ghilly che l'aveva trovata. Poi Droc la vede e se la prende. Era
vecchia, sporca, corrosa dalla ruggine, inutilizzabile. Ma Droc l'ha
voluta e se l'è tenuta. Perché? Perché si è comportato così?»
Mi strinsi nelle spalle, confuso. «Per la ragione cui ho accennato
prima, probabilmente. Perché voleva e poteva.»
«Ma perché?» Lo chiese quasi urlando, sopraffatto dalla
frustrazione. «Droc possiede una spada, una vecchia arma che
apparteneva a suo padre. Non gliene serve un'altra, non gli serve in
particolare quella vecchia e inutile di Ghilly. Eppure l'ha presa perché
convinto che era suo diritto impossessarsene. Non è giusto, Merlino.
Nessuno ha il diritto di agire così. È ingiusto.»
«Non capisco perché te la prenda tanto. Per tua stessa ammissione
non è altro che un pezzo di metallo vecchio, brutto, arrugginito,
privo di valore.»
«Ghilly ci teneva! Era sua. L'aveva trovata lui.» La rabbia e lo
sdegno nel suo sguardo acceso mi fecero esitare. Capii in quel