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Il Forte sul Fiume

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<strong>Il</strong> luogo dove esercitarci lo trovammo più per un colpo di fortuna<br />

che per una ricerca sistematica. Dedalo ci era quasi caduto dentro la<br />

mattina che erano arrivate le spade. Si trattava di una fenditura nella<br />

parete di roccia <strong>sul</strong> lato a nord dello sperone sopra il quale era<br />

costruito il forte. In fondo alla spaccatura c'era uno slargo il cui<br />

fondo era coperto d'erba e di muschio, largo e lungo giusto quanto<br />

bastava per un combattimento, e le cui pareti di roccia, verticali e<br />

altissime, attutivano i suoni in modo quasi perfetto. Per raggiungerlo<br />

dal forte, però, ci voleva una marcia di oltre un'ora, prima giù per la<br />

strada fino a valle e poi lungo la pietraia alla base dello sperone,<br />

sino al punto dove una macchia di verde nascondeva l'ingresso della<br />

fenditura.<br />

La maggior parte del tempo tenevamo le spade nascoste lì, in situ.<br />

Quando dovevano essere portate al forte o riportate laggiù, lo<br />

facevamo sotto gli occhi di tutti, avvolgendole in alcune pelli e<br />

infilandole <strong>sul</strong> fondo del carro, che era comunque sempre pieno di<br />

attrezzi e cianfrusaglie. Nessuno si era mai accorto di nulla. Ora<br />

portai Artù dietro il carro e sfilai il lungo fardello dal fondo. Svolsi le<br />

pelli e sollevai una delle spade, porgendone l'impugnatura ad Artù.<br />

Rimase ammutolito, rapito dalla letale bellezza dell'arma nelle sue<br />

mani. Non era certo la prima spada che maneggiava, ma era la più<br />

perfetta e pericolosa, e si vedeva. Da due anni ormai lui, Gwin,<br />

Bedwyr e Ghilly si allenavano con corte spade romane, gladi<br />

tradizionali, forgiati decenni prima da Publio Varro.<br />

Tutti e quattro i ragazzi erano ormai provetti nell'uso del gladio,<br />

avendo appreso fino in fondo le tecniche di base, guardia, fendente<br />

e affondo, "battendosi" contro un robusto palo di legno infisso nel<br />

terreno, protetti da un pesante scudo da fanteria. A<br />

quell'addestramento si aggiungeva, nel caso del solo Artù, l'esercizio<br />

quotidiano con il bastone, che usava ormai in modo così devastante.<br />

<strong>Il</strong> motivo era che i bastoni di faggio o di quercia erano lunghi<br />

esattamente come le spade che rappresentavano, ma erano due e<br />

anche tre volte più pesanti, per far sì che quando Artù avesse tenuto<br />

in mano una copia di Excalibur in un vero combattimento, il suo<br />

peso gli sarebbe sembrato irrisorio in confronto all'arma alla quale<br />

era abituato.<br />

Lo guardai rigirarsi la spada nella mano. Dopo qualche istante

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