Il Forte sul Fiume

«Morta da anni.» Cercai di scacciare dalla mente l'immagine del
cadavere di Ygraine sulla spiaggia della lontana Cornovaglia e di
Derek che si levava a guardarmi dopo avere consumato lo stupro, il
fallo lucente e ancora eretto nella luce del pomeriggio. Non aveva
idea di chi fosse quella donna e neppure si era accorto che il suo
cavallo le aveva spappolato il cranio.
«Allora tu gli fai da padre e da madre. Ti senti responsabile della
sua vita?»
Lo fissai perplesso a quella domanda, non sapendo a che cosa
mirasse.
«Sì, in coscienza mi sento responsabile.»
«Cerca di diventare re un giorno, amico mio, e poi mi parlerai di
responsabilità. Mi addolora, ti assicuro, rifiutarti quello che mi hai
chiesto, ma non ho alternative. Posso accettare di mettere in
pericolo me stesso, ma sarebbe imperdonabile esporre a un rischio
superfluo la mia gente... Se ci fosse anche una lontana probabilità
che non si venisse a conoscere l'identità del ragazzo, potrei ritornare
sulla mia decisione. Ma si tratta del figlio di Pendragon
accompagnato da Merlino di Camelot. No, è un rischio
inammissibile.»
Annuii di nuovo, accettando la sua irremovibile decisione. «Così
sia. Ti capisco.»
Durante il resto della strada di ritorno a Ravenglass, cominciai a
pensare a un problema pratico conseguente al rifiuto di Derek: se,
come temevo, la ciurma di Connor aveva già sbarcato dalla galea e
dalle altre due navi le nostre masserizie, avremmo dovuto
organizzare dei turni di guardia durante la notte per poi ricaricarle
sulle navi l'indomani.
Restituimmo i cavalli a Ulf. Ringraziai Derek per il tempo che mi
aveva dedicato e mi accomiatai promettendogli di raggiungerlo
quella sera a cena. Mi misi subito a cercare Connor, dirigendomi
verso il mercato, ancora attivissimo, e da lì attraversando la fortezza
fino alla porta che conduceva al molo.
Connor era con i capitani delle altre galee, il minuto Feargus, non
molto più alto di Artù, e il suo strano compagno Logan, un gigante