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Il Forte sul Fiume

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ammenti diversamente. Sono morti tutti quei pochi che mi<br />

conoscevano a sufficienza per vedere oltre la paura, tutti i miei<br />

amici, tutti coloro che amavo.<br />

Eppure, lasciando da parte la commiserazione - un sentimento<br />

impotente e oggi, nella mia vita, un'indulgenza più che un vizio -<br />

provo profonda gratitudine per essere solo, libero di attendere al<br />

mio compito senza ostacoli. Rimane da raccontare qualcosa che<br />

nessuno ha mai raccontato. E quanto ho da raccontare è<br />

strettamente legato al mio nome, perché lungo i cambiamenti del<br />

nome scorrono i capitoli della mia vita e della vita del re, Artù.<br />

Quando si è soli, su che cosa si riflette se non su se stessi? Penso di<br />

avere da tempo abbandonato l'autoanalisi che ha ipotecato tanti<br />

anni della mia vita, vanità del tipo più squisito. Non si possono<br />

annullare le azioni compiute: le conseguenze sono ineluttabili.<br />

Ho sempre cercato di essere risoluto. Meglio una decisione<br />

solidamente radicata nell'errore che un'occasione irrimediabilmente<br />

perduta a causa della titubanza, diceva mio padre, e io gli ho<br />

creduto. Mi insegnò a soppesare gli elementi di prova e a<br />

confermarli con i fatti - fatti concreti e oggettivi - per poi prendere<br />

una decisione ferma basandomi <strong>sul</strong>le probabilità. Così ho sempre<br />

fatto o cercato di fare.<br />

Perfino in questo momento, nel mettere <strong>sul</strong>la pagina la mia<br />

versione, mi chiedo come abbia potuto a volte essere così cieco e<br />

ottuso, come abbia potuto commettere certi errori e come non mi<br />

sia posto tante domande. Sì, ero giovane, dovevo imparare molte<br />

cose, avevo la speranza e il vigore della giovinezza. Sapevo quello<br />

che desideravo e quello che il mondo voleva da me per Artù, per<br />

Camelot, per me stesso. Vedevo lo scopo, ci credevo fermamente e,<br />

pur non avendo i mezzi per conseguirlo, avevo fede che Dio, la vita,<br />

la santità dell'impresa mi avrebbero dato il tempo e la forza per<br />

portare a compimento il nostro Sogno. Ho commesso alcuni errori,<br />

ma di rado sono stati gravi.<br />

<strong>Il</strong> mio scopo era semplice, la sua realizzazione difficile: dovevo<br />

fare di un ragazzino un uomo, dovevo insegnargli a intraprendere<br />

un'impresa quale mai era stata compiuta da nessuno. Dovevo far<br />

fiorire un regno dove c'era soltanto una colonia; dovevo guidare un

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