Il Forte sul Fiume

«A volte danno piacere, ma non quanto un rapporto reale.»
«Perché no?»
«Perché manca la cosa principale, un elemento cruciale: una
donna vera, deliziosamente rorida.»
La nostra conversazione si era svolta in latino - Shelagh lo aveva
imparato con straordinaria facilità - ma in quel momento, come una
bambina, si portò un dito alle labbra, e le si accentuò l'accento
natale. «Gli dèi si metteranno a urlare sentendoci dire queste cose.
Non ho mai parlato così con Donuil. Ti immagini la faccia che
farebbe se ci ascoltasse?» Tacque e per qualche momento rimase
pensosamente in silenzio, quindi ridendo con aria infantile riprese:
«Sicché dormi della grossa quando fai questi sogni? Morto al mondo
senza idea di quello che sta succedendo».
«Sì, a livello conscio. Molte cose avvengono nella mente.»
«E anche in altre parti.»
«Ehm!»
«Quanto mi piacerebbe vedere!» esclamò divertita. «Non sarebbe
uno spettacolo guardare lo zampillo lucente che, all'improvviso,
sgorga come un nastro?»
«Sì» brontolai e feci per levarmi in piedi. «Se non ce ne andiamo,
succederà qui nel bel mezzo del pomeriggio. Su, muoviamoci.»
Le tesi la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei non si mosse.
Teneva gli occhi fissi sull'erezione che all'altezza del suo sguardo
premeva contro la veste.
«Perdonami, Merlino. È stato stupido da parte mia stuzzicarti.»
«Tirati su; afferrati alla mia mano. Non è stato imperdonabile. Mi
è piaciuto. Vuol dire che questa settimana sognerò due volte.»
L'aiutai a sollevarsi e mi allontanai di un passo, volgendole la schiena
per non cedere alla tentazione di prenderla tra le braccia e baciarla.
Sapevo che si sarebbe avvicinata a me. Rimasi vicino a un albero,
lo sguardo fisso finché la sua voce non mi giunse sottile e seducente.
«Merlino, è vero? Non sei arrabbiato?»
«No, Shelagh, non sono arrabbiato, te lo giuro» risposi sorridendo