Il Forte sul Fiume

profondo sospiro, quindi levatosi in piedi mi tese la mano. Mi alzai
anch'io e gliela strinsi. Sentii un groppo salirmi in gola al vedere le
lacrime che gli velavano lo sguardo duro. Sbatté le palpebre per
ricacciarle, quindi inspirando a fondo per controllare la voce che
tuttavia gli uscì di gola incerta e tremula, parlò.
«Così sia» sussurrò. «Giuro su quanto mi è di più caro che, finché
avrò respiro, al ragazzo non verranno mai a mancare la sicurezza, la
protezione, l'affetto familiare.»
Lucano, che aveva posato la sua mano sulle nostre, ruppe la
stretta a simboleggiare che il patto era stato concluso e sigillato.
«Così sia» disse ridendo. «Che ne dite di andare a mangiare? Sto
morendo di fame.»
Il terzo giorno dopo questi avvenimenti, svegliandoci all'alba ci
accorgemmo che la neve si era impossessata del nostro nuovo regno
e nell'oscurità della notte si era posata come un mantello di silenzio
su ogni cosa. L'avevo aspettata con trepidazione, e con me gli altri.
Era ancora vivo il ricordo dell'inverno precedente, malefico per tutti
e tra quelle aspre colline ci eravamo preparati ad affrontare ogni
difficoltà. Dalla gente di Ravenglass comprammo il grano e
provvedemmo a fare ampie provviste di cibo, legna, foraggio per gli
animali e a mettere ogni cosa al sicuro sotto un solido tetto.
La nevicata fu un episodio passeggero, e poco dopo l'aria tornò a
essere mite. Soltanto l'anno nuovo portò altra neve. Questa volta
tuttavia non si sciolse e l'aria rimase fredda, ma non mortalmente
gelida.
Per i ragazzi quello era un mondo incantato e si lanciavano come
su uno scivolo giù per la strada in pendenza lungo il fianco della
collina. Dopo che Dedalo e Rufio avevano insegnato loro la tecnica,
passavano giornate intere a trascinare pesanti scudi di metallo fino al
passo sovrastante il forte e quindi a lasciarsi andare appollaiati su
quelle precarie slitte fino a un tumulo di neve, innalzato di proposito
da alcuni uomini per frenare la discesa.
Turga rimase scandalizzata quando seppe quello che i due
avevano insegnato ai ragazzi, e Rufio, che trascorreva molto tempo