Il Forte sul Fiume

Una dentellatura profonda a forma di "V" aveva inciso la lama.
Excalibur era penetrata in profondità tagliando il metallo quasi fosse
stato legno o piombo, alterandone la forma. Lasciai cadere a terra la
spada di Varro.
«Era questo il motivo del combattimento con i bastoni. La
necessità di esercitarsi nella spada... una particolare spada» dissi.
«Non capisco.»
«Lo so, ma capirai. Quello che hai fatto definisce i termini del
problema e nello stesso tempo li acuisce. Non esiste al mondo una
lama che sia pari a Excalibur. Taglia i metalli, senza deformarsi. È
unica ed è questa anche la sua tragedia.»
«Tragedia!» L'esclamazione risuonò come una risata. «Che c'è di
tragico? È un'arma magica, di incredibile potenza. Non c'è niente di
tragico in questo.»
«Neanche nelle sarisse di Alessandro c'erano punti deboli.»
Il sorriso gli morì sulle labbra. «Non ci sono affinità. Dov'è il
punto debole di Excalibur? Chiunque, vedendo che riesce a spezzare
in due una lama, sarebbe disposto a dire che è magica e ne sarebbe
intimorito. Il guerriero che la impugna è invincibile; lo invidieranno
tutti.»
«Il re, vuoi dire... il re che la impugna.»
«Sì...» si interruppe lanciandomi un'occhiata obliqua. «Sarà il
giovane Artù, no? Non hai cambiato idea su questo punto, vero?»
«No. È figlio di suo padre, erede delle terre e del regno di
Pendragon. I miei sentimenti sono quelli di sempre. Ma sono
preoccupato su come addestrarlo e farne un uomo in grado di
affrontare il suo compito e il suo destino. Siamo chiusi tra queste
colline, lontano da Camelot e da chi potrebbe valorizzarlo. Per
imparare a usare Excalibur e non solo a rotearla per gioco, deve
trovare qualcuno che possa contrastarlo con un'arma adatta e
addestrarlo.»
«Lo farai tu, no? Combatterà con te, Dedalo, Rufio, gli altri. Non
mi sembra che vi manchino gli istruttori.»
«No, ma non mi hai ascoltato. L'invincibilità di Excalibur è il suo