Il Forte sul Fiume

«Salutare, direi» rispose il re. «Su andiamo.»
Riattraversammo il cortile fino alla porta principale; superata la
soglia e girando ad angolo retto, mi fece strada fino alla vecchia via
quintana che orizzontalmente tagliava il forte. L'attraversammo per
dirigerci verso la porta orientale, ora visibile davanti a noi.
In quella parte della fortezza gli edifici erano stati per lo più
trasformati in abitazioni, ma la stuzzicante fragranza del pane
appena sfornato e altri appetitosi profumi parlavano del tipo di
attività che lì si svolgeva. Notai un altro edificio di pietra, accostato
alle mura.
«Quello laggiù è un ospedale?»
«Lo era; oggi non serve più e oltretutto non abbiamo medici per
farlo funzionare. È adibito per la maggior parte a residenza.»
«Che ne è stato delle stalle?»
«Fuori delle mura. Ci serviva lo spazio.»
Eravamo vicini alla cinta posteriore della fortezza. Guardando i
passaggi vuoti tra le torrette chiesi: «Non mettete guardie qui?».
«Contro che cosa? Il mio è un popolo di contadini. Devono
badare ai campi, al di fuori delle mura; l'unica minaccia potrebbe
venire dal mare.» Con un cenno della testa indicò le cime lontane
dei monti che chiudevano l'orizzonte da quella parte. «Alle nostre
spalle si estende una regione di brulle alture; la strada che l'attraversa
è impraticabile d'inverno e d'estate; se necessario, ci sarà facile
difenderla. Non ci servono le guardie, te l'ho detto. Da quando sono
venuto qui, sette anni fa, non impugno una spada.»
«Sette? Sono passati otto anni da quando le nostre strade si
divisero, quindi già allora intendevi venire qui.»
«Sì, e mi ci volle quasi un anno per arrivarci. Persi il cavallo poco
dopo che ci separammo.»
Attraversammo la porta della torre orientale e di botto mi
arrestai.
«Che cos'hai?» Anche Derek si era fermato e mi fissava con aria
interrogativa, cercando di farsi sentire al di sopra del frastuono che
all'improvviso si era levato intorno.