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Il Forte sul Fiume

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forte, ma ancora abbastanza lontani da non essere uditi, Ambrogio si<br />

fermò accanto a un fuoco che si andava spegnendo e lo ravvivò,<br />

prima con qualche ramoscello, poi con due o tre ciocchi più grossi.<br />

Io scelsi il lato libero dal fumo e mi sedetti su un tronco, e Ambrogio<br />

mi raggiunse dopo qualche istante, trascinando un altro ciocco su cui<br />

sedersi. Non avevamo avuto occasione di conversare durante il giro<br />

di ispezione, presi come eravamo a seguire un sentiero pietroso e<br />

infido nell'oscurità. Per un po' parlammo di Tressa e della mia<br />

relazione con lei, e io fui totalmente franco con mio fratello. Era<br />

curioso, naturalmente, ma non voleva sembrare indiscreto. Io invece<br />

ero così sereno e soddisfatto della mia vita con lei, che gli dissi tutto<br />

ciò che avevo nel cuore, ed egli mi ascoltò e ne fu felice per me. Gli<br />

parlai anche del rapporto che era nato tra Artù e Tressa, basato <strong>sul</strong>la<br />

simpatia, <strong>sul</strong>la profonda fiducia reciproca e sui bisogni inconsapevoli<br />

e umani di entrambi: quello di lui di una madre e quello di lei di un<br />

figlio.<br />

Mentre commentavo quell'aspetto dell'intimità tra Artù e Tressa,<br />

Ambrogio mi chiese che fine avesse fatto Turga, che era stata la balia<br />

e la madre surrogata del ragazzo fin quasi dalla nascita, allattandolo<br />

quando rischiava di morire di fame e rimanendo con lui, protettiva<br />

come una leonessa, anche dopo lo svezzamento.<br />

Dall'aggrottare di sopracciglia di mio fratello compresi<br />

l'apprensione che si celava in quella domanda e fui contento di<br />

poterlo rassicurare: Turga era cresciuta e sbocciata negli anni<br />

dell'infanzia di Artù. Ora era una giovane donna bella e intelligente,<br />

niente a che vedere con il relitto umano, muto e quasi dissennato<br />

che avevamo trovato, circondata dai cadaveri dei suoi familiari, fra<br />

le rovine di quella casa in una Cornovaglia dilaniata dalla guerra.<br />

Aveva avuto rapporti con altri uomini, ma non aveva mai preso<br />

un altro marito, né avuto altri figli, ma in qualche modo,<br />

discretamente e forse senza neanche rendersene conto, aveva<br />

adottato una nidiata di quattro piccoli: Artù e i suoi amichetti.<br />

Nessuno, neppure i genitori degli altri tre, avrebbe saputo spiegare<br />

come fosse successo, ma Turga era diventata la responsabile ufficiale<br />

delle condizioni dei quattro ragazzi, trasferendosi addirittura in casa<br />

di Donuil e Shelagh e dedicandosi totalmente allo sfamare, tener<br />

puliti e sorvegliare i ragazzi. Un aspetto fortunato di quello strano

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