Il Forte sul Fiume

improvvisazioni fantasiose di Connor? «Sì, lo so. Lo stesso Derek mi
ha parlato dell'amicizia che li lega. Non vedo l'ora di accogliere
Merlino Britannico. Possibile che intraprenda un viaggio così lungo
solo per salutare un vecchio amico?»
«Perché no?» Connor continuava a sorridere, ma i suoi occhi si
muovevano senza posa per controllare le operazioni di scarico dalle
galee. «Quando ricevette e lesse la tua ultima lettera, quella in cui gli
parlavi della tua intenzione di sparire dalla vista, Ambrogio diede
un'incondizionata approvazione. Eccitato com'era al pensiero di
quello che avresti fatto, si accinse a leggermela: un'impresa da non
prendere alla leggera, come avrebbe detto mio padre. Tuo fratello
non conosce bene la lingua dell'Eire. Ci divertimmo molto, io e lui, a
tradurre dal latino, ostico ai miei orecchi, in gaelico irlandese, ostico
ai suoi. Grazie a Dio, sappiamo entrambi la lingua che si parla lungo
la costa. Discutemmo l'intera faccenda, esaminando anche i dettagli,
concordi nel ritenere che le tue misure di precauzione contribuivano
a mettere al sicuro il ragazzo.
Poco dopo, partii da Camelot per trascorrere l'inverno sotto il
tetto di mio padre nell'Eire. Durante il viaggio mi venne in mente
che se la tua manovra diversiva fosse riuscita, cioè sparire senza
andartene lontano, Ambrogio avrebbe dato maggiore credibilità al
tuo progetto facendosi vedere qui nei tuoi panni. Nessuno lo
conosce in questa regione, nessuno sa della sua esistenza, ma tutti ti
hanno visto prima che "tu salpassi" con il ragazzo a bordo della mia
galea. Ora ti vedranno in Ambrogio. Siete identici. Vedranno
arrivare Merlino Britannico e lo vedranno ripartire tra dieci giorni
sulla mia nave. Nessuno avrà dubbi, ma, cosa ancora più
importante, nessuno qui penserà che sei tu Merlino Britannico... a
meno che tu non decida di svelare in futuro la tua vera identità. Ecco
che arrivano!»
Raggiunsi i piedi della passerella prima che Ambrogio e Ludmilla
l'avessero percorsa tutta; li abbracciai sopraffatto da un'emozione
che mi impediva di parlare. Ludmilla era bella come sempre, un po'
più paffuta e matronale di quanto la ricordassi; mi chiese subito
notizie di Shelagh, di Lucano, di Turga, dei quattro ragazzi. Le risposi
come meglio potei, ma in quel momento, avendo già constatato che
era soddisfatta e felice, mi stava a cuore osservare mio fratello.