Il Forte sul Fiume

l'ora di vedere finalmente anche la tua Camelot, vedere se davvero
non ha niente da invidiare alla stessa Roma...»
Sorrisi felice e allungai la mano destra. «Anch'io non vedo l'ora,
Derek.»
Mi accomiatai, raggiunsi gli altri che erano scesi a Ravenglass con
me e in meno di un'ora ci trovavamo già lungo la via di
Mediobogdum, un gruppetto ilare e spensierato formato da Donuil,
Lucano, Dedalo, Rufio, Filippo, Falvo, Benedetto e me. Quando
fummo a metà strada e le reciproche prese in giro si furono calmate,
feci il mio annuncio.
Saremmo partiti per Camelot in primavera.
Chiesi loro di non farne parola con nessuno finché non avessimo
riunito l'intera popolazione del forte.
Sottolineai che la decisione di rientrare a Camelot era solo mia, e
che non l'avrei imposta a nessun'altro membro del nostro gruppo
che preferisse invece restare qui. Ero certo che nessuno sarebbe
rimasto, ma a mio avviso tutti dovevano essere liberi di fare la loro
scelta.
Una volta al forte, dopo aver lasciato i compagni e
accompagnato Germanico nella stalla, andai dritto a casa da Tressa.
Ero molto in anticipo sul previsto e la trovai nel centro della mia
stanza, gli occhi larghi per lo spavento, una mano davanti alla bocca.
«Cay, che succede?»
«Niente, non c'è niente che non va, amore mio. Calmati.» Mi
avvicinai e la presi tra le braccia. «È venuta a galla una cosa, a
Ravenglass, una cosa imprevista, e abbiamo deciso di rientrare
prima. Domani devo convocare una riunione, per parlare a tutti i
nostri insieme.»
Sollevò lo sguardo, appoggiandosi all'indietro contro il mio
braccio.
«Cos'è venuto a galla di imprevisto?»
«Nulla, in realtà, ho solo avuto una conversazione con Derek che
rimandavo da molto. Mi ha fatto capire che mi avvicinavo al
momento in cui quassù avrei solo perso tempo.»