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Il Forte sul Fiume

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Sulla mia destra le pareti rocciose del versante nordorientale della<br />

valle torreggiavano alte, ma ad attrarre la mia attenzione era il<br />

fondo, brulicante di movimento e di vita, perché le querce enormi<br />

che lo ricoprivano fittamente erano agitate dai forti venti che<br />

soffiavano dal mare occidentale, a oltre dodici miglia di distanza,<br />

all'estremità della valle dell'Esk. Mi avvicinai ancora di più al bordo<br />

del burrone, consapevole di fare una cosa sciocca, ma incapace di<br />

sopprimere il desiderio di fissare lo strapiombo sotto ai miei piedi.<br />

<strong>Il</strong> vento crebbe di intensità, diventando una forza costante e<br />

irruenta, sicché dovevo oppormi per contrastarlo mentre la mente<br />

mi consigliava di allontanarmi dal bordo, di smettere di fare<br />

sciocchezze. Era una strana sensazione restarmene in bilico lassù,<br />

opponendomi con il mio peso alle folate. Se si fossero placate<br />

all'improvviso, sarei caduto nell'abisso.<br />

Pensai per un attimo che se avessi spalancato le braccia e mi fossi<br />

lanciato, mi sarei librato nell'aria come un uccello e sarei planato<br />

sugli alberi sottostanti. Avevo addirittura levato le braccia e<br />

percepivo il vento che, ingrossando le pieghe del mio mantello, le<br />

agitava come ali. Sbattendo le palpebre, indietreggiai, lasciando<br />

cadere le braccia sui fianchi. Al riparo di uno spuntone di roccia il<br />

mantello mi si afflosciò intorno, i capelli agitati si ricomposero <strong>sul</strong>la<br />

testa. In quel momento il vento tacque all'improvviso, come pochi<br />

attimi prima avevo temuto potesse fare. Per pochi istanti l'aria<br />

rimase immobile e io ebbi un fremito di orrore al pensiero che il mio<br />

corpo si sarebbe potuto schiantare nell'abisso. Poi le folate ripresero<br />

con un ululato sordo, via via più forte. Mi allontanai con risolutezza,<br />

volsi le spalle alla valle e, rientrato nel forte, mi avviai verso le<br />

scuderie dove era accudito Germanico.<br />

Pochi attimi più tardi, uscendo di nuovo dal forte attraverso la<br />

porta meridionale, salutai con un gesto della mano Lucano, che<br />

camminava lungo il passaggio perimetrale interno. Superata la porta,<br />

mi diressi verso lo stradone, passando sotto le terme e percorrendo il<br />

crinale che nascondeva la vista del forte. Mentre osservavo il nastro<br />

che si snodava fino al passo per proseguire quindi nella valle<br />

successiva, ebbi la rapida visione di qualcosa di bianco. Trattenendo<br />

il cavallo per scrutare meglio, mi accorsi che il biancore era uno dei<br />

pony dei ragazzi, ma di questi non si vedeva traccia. Punto dalla

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