Il Forte sul Fiume

per lo più sotto forma di ordini diretti.»
Si guardò di nuovo intorno quasi a cercare appoggio. Se era
questo il suo desiderio, rimase inappagato. Donuil tossicchiò, l'unico
suono che ruppe l'assoluto silenzio. Si volse a me. «Siamo qui perché
qui siete tu e il giovane Artù. Ovunque andiate noi vi seguiremo. Tu
sei la nostra guida e il nostro comandante. Dicci che cosa fare e sarà
fatto. Non credo di poter essere più esplicito di così. Qualcuno è di
contrario avviso? Lucano?» Lucano si limitò a scuotere la testa, gli
occhi fissi nei miei; era evidente che nessuno aveva da obiettare.
Sorrisi grato ancora una volta per le parole chiare e inequivocabili di
Dedalo.
«La mia non è indecisione, è esitazione. Abbiamo un'alternativa.
Non ho avuto il tempo di valutarla, neppure di pensarci molto, ma
presenta numerosi svantaggi anche se non mancano i vantaggi.
Scegliere questa strada ci imporrebbe una grande quantità di lavoro,
forse più di quanto abbiamo realisticamente la capacità o la voglia di
affrontare. Non voglio prendere una decisione senza prima
considerare con attenzione la realtà, chiedervi che cosa ne pensate
ed esaminare la vostra risposta. La vita di tutti ne verrebbe
radicalmente compromessa in modi che nessuno neppure immagina,
se mai dovessimo adottare questa soluzione.»
Rufio ammiccò, segno che voleva intervenire. «Uno
sconvolgimento peggiore che andare nell'Eire o nelle isole
settentrionali?»
«Sì, forse assai peggiore» confermai.
«Com'è possibile, in nome di Dio?»
«C'è un forte romano, a parecchie miglia da qui, nell'interno.
Nessuno ci abita.»
Dedalo si sporse in avanti, accigliato. «È in rovina?»
«Pare di no, da quanto mi è stato detto.»
«Perché allora è disabitato?»
«Sorge sulle montagne, su un altopiano. Perché vivere lì se si può
vivere qui, vicino al mare, vicino alla gente, alle fattorie?»
«Quanto dista?»