Il Forte sul Fiume

Irrigidendosi e arrossendo per l'imbarazzo di essere stato notato, il
ragazzo scosse la testa. Si dimenava per il disagio e si capiva che
avrebbe voluto che il pavimento si spalancasse e lo inghiottisse.
Osservandolo, intuii immediatamente la ragione di tanta
inquietudine, e mi ritrovai a mordermi le labbra distrattamente,
sentendomi in colpa per avergli insegnato fin troppo bene la lezione
nell'inverno passato.
Fin da quando, parecchi mesi prima, lui e i suoi amici avevano
fatto irruzione rumorosamente e inaspettatamente mentre stavo
discutendo con Derek e i suoi consiglieri i patti e le condizioni
dell'uso da parte nostra delle terre di Mediobogdum, di proprietà di
Derek, mi ero dato la briga di insegnare al ragazzo la necessità di
comportarsi dignitosamente con gli adulti. Mi ero infuriato in un
primo momento, e Artù aveva capito di essersi comportato in modo
sconveniente quel giorno e intuito di avermi seccato e disturbato con
la sua irresponsabilità e sconsideratezza.
Vedendolo come reagiva alla mia domanda casuale, mi resi conto
che il suo comportamento di allora, che mi aveva davvero
infastidito, era stato una ragazzata. Avevo dimostrato un'eccessiva
severità, e adesso si agitava, schivo e ritroso, non appena gli si
rivolgeva la parola.
Ambrogio guardò attonito me e il ragazzo, levando le
sopracciglia quasi a chiedere che cosa succedeva. Sentendomi
codardo, mi limitai a stringermi nelle spalle. Ambrogio fissò il
ragazzo che teneva la testa bassa.
«Che hai?»
Rosso in viso, Artù levò lo sguardo a incontrare quello di
Ambrogio. «Niente, zio Ambrogio.»
«Sei sicuro? Non hai sentito quello che ti ha chiesto lo zio Cay?»
«Sì. Mi ha chiesto se desideravo dire qualcosa.»
«E allora? Hai qualcosa da dire?» Artù scosse appena la testa in
modo nient'affatto convincente. «Che c'è? Non hai niente da dire?»
«No, zio.»
«Ecco una novità! Te ne sei stato seduto lì ad ascoltarci per