Il Forte sul Fiume

la schiena e lanciandolo a folle velocità lo colpì al collo. Liam ebbe
un sussulto spasmodico, le braccia e le gambe si contraevano a scatti
come fosse preda delle convulsioni; il mento gli cadde
sull'impugnatura del coltello che sporgeva dalla gola. La spada gli
sfuggì di mano e Shelagh, prontamente afferratala, la brandì contro
l'uomo vicino a Liam, un arciere che non aveva avuto il tempo di
afferrare un'altra freccia e ora con orrore fissava sgomento l'uomo
colpito, il suo capitano. Si accasciò, cercando inutilmente di afferrare
la lama che lo trafiggeva.
Liam, nel frattempo, si rifiutava di morire. A gambe rigide, mentre
il sangue gli gorgogliava nella gola, barcollava vistosamente, gli occhi
che schizzavano dalle orbite, la lingua che sporgeva dalla bocca
aperta, le braccia che freneticamente si agitavano nel tentativo di
restare in piedi e in vita. Roteò su se stesso, volgendosi alla folla che
gli stava dietro, a braccia spalancate e le spalle quasi comicamente
ondeggianti nello sforzo di non abbattersi. Poi cadde, a faccia in giù.
I suoi uomini lo fissavano attoniti, sbigottiti dalla rapidità con cui
era caduto il loro condottiero. Non così noi.
Donuil, Connor, Feargus e Logan avevano intuito quello che
sarebbe accaduto quando Shelagh era avanzata, ed erano insorti con
violenza ancora prima che venisse percepito il suo gesto. Con un
movimento vorticoso Connor affondò il suo pugnale nel petto della
guardia che lo aveva ripetutamente colpito. Donuil si levò
afferrando il bordo della pesante tavola, capovolgendola e
gettandola a terra ai piedi della piattaforma sopraelevata. Afferrai la
ciotola di ferro e l'abbattei sulla testa dell'altra guardia che in quel
momento affrontava Blundyl.
Si erano gettati contro il nemico anche Logan, Feargus, Dedalo,
Rufio e Sean, e mentre lottavano, altri si riscossero, rabbiosi e assetati
di vendetta, brandendo i coltelli che avevano usato per mangiare.
Gli uomini di Liam, che fino a pochi attimi prima erano stati i
padroni, ora si trovavano assaliti e sopraffatti da ogni parte, impediti
dalla mancanza di spazio, gli archi e le frecce divenuti
improvvisamente inutili. Caos: ecco l'unica parola adatta a descrivere
la scena, ma in brevissimo tempo la confusione si placò, così quando
le guardie rimaste all'esterno spalancarono le porte, furono afferrate,