Il Forte sul Fiume

il mondo, quello vero. Non ha più niente da imparare qui, te
l'assicuro, se non appunto l'arte di far allargare le gambe alle giovani
donne, e quello può farlo ovunque. Ora ha bisogno di viaggiare, di
vedere altre regioni e altre genti, di incontrare altri uomini e formare
le proprie opinioni, che lo sosterranno o lo faranno cadere. Deve
incontrare stranieri e conterranei e combatterli o farne degli amici,
forse dei seguaci. Mi hai parlato spesso di come Artù governerà
Camelot, un giorno. Quel giorno si avvicina, amico mio. È giunta
l'ora di andargli incontro.»
Inspirai profondamente, pensando a come era vero tutto ciò che
aveva appena detto. E provai vergogna. Non avevo mai perso di
vista le cose che aveva descritto, ma mi ero volutamente rifiutato di
pensare a quanto fosse vicino il giorno della partenza, l'inizio della
successiva fase della nostra avventura. Ora capivo che la mia vita
nell'angolo di paradiso di Derek di Ravenglass era diventata troppo
comoda, e che la presenza di Tressa mi aveva mentalmente
rammollito.
Mi alzai in piedi e svuotai il resto del mio vino in un sorso. «Hai
ragione, amico mio. Mi sono impantanato in questo posto, e il
mondo sta andando per la sua strada altrove. C'è un mostro in
Cornovaglia che dev'essere annientato a tutti i costi, e il suo padrone
è un cane non meno pazzo o pericoloso di lui. È giunto il tempo che
Artù vada alla guerra.»
Derek mi fissò intensamente. «Chi è mai questo mostro in
Cornovaglia?»
Gli narrai brevemente di Carthac e di Ironhair. Quando ebbi
finito si rizzò a sedere.
«Sarà fin troppo tranquillo, da queste parti, quando ve ne sarete
andati voialtri.»
«Sì, suppongo che sia così. Ma che mi dici della guarnigione? Pensi
che la sua partenza possa crearti dei problemi?»
«E perché? La città è praticamente inespugnabile. È rimasta in piedi
per centinaia di anni prima del vostro arrivo, e continuerà a esserci
molto dopo la vostra partenza.»
A quelle parole sollevai un sopracciglio. «Inespugnabile? Se non