Il Forte sul Fiume

volto su cui era stata modellata: insomma quella maschera così
perfetta poteva in realtà essere indossata solo dalla persona sui cui
lineamenti era stata modellata - ma in quel caso, mi chiesi subito, a
che scopo? - oppure da qualcuno che gli somigliasse molto da vicino.
Naturalmente, una volta raggiunta quella conclusione, la sollevai,
portandomela sul viso.
Mi aspettavo di sentire creste e sporgenze che non si sarebbero
adattate alla struttura ossea del mio volto, ma provai invece una
morbida, inquietante comodità, che si tramutò rapidamente in una
specie di terrore superstizioso, man mano che mi accorgevo della
perfezione con cui quella membrana aderiva al mio volto,
coprendolo come una seconda pelle naturale, fresca e onnipresente.
Allontanai le mani con cui l'avevo premuta in sede, aspettandomi
che cadesse, ma rimase al suo posto, scaldandosi gradualmente a
contatto con la mia pelle, finché praticamente non ne percepii più la
presenza.
Il pensiero di quanto quella coincidenza fosse improbabile mi fece
battere il cuore a un ritmo accelerato e mi sollevò i morbidi peli sul
retro del collo. La mia mente produsse decine di ragioni per cui ciò
che era appena successo doveva essere semplicemente impossibile.
Delle centinaia di uomini che conoscevo, nessuno - salvo forse mio
fratello Ambrogio - avrebbe potuto indossare quella maschera con la
stessa, aderente perfezione. Di chi era? Ero certo che non potesse
essere appartenuta, originalmente, né a Caspar né a Memnon. I loro
volti erano profondamente diversi dal mio e da quello della
maschera che indossavo. Memnon era addirittura sfigurato, gli occhi
grossi, sporgenti e non allineati. La memoria mi diceva che forse
Caspar avrebbe potuto indossarla, ma di certo non era stata fatta per
il suo viso. Le sue guance erano troppo piatte, il suo naso troppo
lungo, il mento troppo sfuggente. Chi era dunque il destinatario
della maschera, e perché proprio io, fra tutti gli uomini, ne ero
venuto in possesso? Era dotata di qualche potere magico? O forse
Dio stesso l'aveva indirizzata verso le mie mani per qualche Suo
inafferrabile disegno? Il fatto era che essa, sfidando ogni probabilità
naturale, si adattava perfettamente al mio volto, e la cosa mi scosse
sin nel profondo, al punto che per la prima volta in vita mia, andai
alla ricerca di uno specchio.