Il Forte sul Fiume

gioco sufficiente per assorbire il contraccolpo anche se uno dei
quattro barellieri - Donuil, Filippo, Falvo e Benedetto - fosse
scivolato durante la pericolosa discesa dalla scarpata. Quando se ne
furono andati, Ded e io ci accingemmo a seguire le tracce di sangue
lasciate dall'orso.
Dalla scia di distruzione che la bestia aveva lasciato dietro di sé,
capimmo che si era lanciata in una folle corsa dentro la foresta
circostante, accecata dalla furia e dal dolore. Non ci allontanammo
più di venti passi dallo spiazzo, poi tornammo ad aspettare gli altri,
guardandoci intorno nervosamente, in silenzio, per più di un'ora. Mi
ritrovai a fissare gli alberi spruzzati di sangue, cercando quello dietro
al quale avevo visto comparire il volto di Ironhair, ma non lo
riconobbi.
«Che c'entra Ironhair?»
«Chi?»
«Ironhair. Hai appena pronunciato il suo nome.»
Non mi ero accorto di aver parlato. «L'ho sognato ieri notte. Ho
visto anche lui, qui.»
Ded si voltò lentamente e mi fissò. «Ironhair era qui, nel tuo
sogno? Insieme a Rufio? Dici sul serio?»
Scrollai le spalle. «No, non con Rufio. Più indietro, in mezzo agli
alberi. Ma era solo un pezzo del sogno, Ded, un pezzo senza senso,
come lo sono spesso i sogni.»
«Hmm.» Per un bel po', sembrò non voler dire più di quel
grugnito, poi però aggiunse: «Io non ne so gran che di questo tuo
potere, Merlino, ma a me sembra che se così tante parti dei tuoi
sogni sono potenti, è probabile che nessuna parte sia mai del tutto
priva di senso. Se tu hai sognato che Ironhair era qui, allora in
qualche modo doveva trovarsi qui».
«Tressa la pensa come te. Dice che il significato di quella parte mi
diverrà chiaro, un giorno.»
«Cos'è stato?»
Inclinai la testa, invidiando per la centesima volta l'incredibile
udito di Dedalo. «Io non ho sentito niente.»