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Il Forte sul Fiume

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«Cosa?» Si irrigidì. «Perché parlate così, mastro Cay? Vi burlate di<br />

me? Se è così, e credo proprio che sia così, allora andatevene. Non<br />

merito di essere trattata in questo modo.»<br />

«Taci!» Levai piano la mano quasi volessi toccarle la bocca e lei si<br />

immobilizzò istantaneamente, fissandomi a occhi spalancati. Le<br />

accarezzai le gote, le sfiorai le labbra con il polpastrello del pollice.<br />

«Non avevo intenzione di prenderti in giro. Ti ho detto la verità.<br />

Avevo paura di te, scioccamente, perché avevo paura di me stesso e<br />

di come avrei reagito alla tua presenza... ai sentimenti che suscitavi<br />

in me.» Mi chinai su di lei, abbassando la testa per guardarla negli<br />

occhi. «Hai idea di quello che provo per te?»<br />

Se anche fosse stata cieca e non avesse potuto vedermi, sarebbe<br />

bastato il tono della mia voce a suggerirle la risposta. Annuì esitante,<br />

parlando attraverso il dito che ancora le tenevo <strong>sul</strong>le labbra. «Sì,<br />

credo di sì.»<br />

«Ti dispiace?»<br />

«No... ma...»<br />

«Che cosa?»<br />

«Che cosa volete da me, adesso che lo so?»<br />

Percepivo <strong>sul</strong> polpastrello il suo fiato tiepido e sorrisi di nuovo,<br />

sorpreso di come mi sentissi tranquillo e a mio agio in quella<br />

situazione insolita. Mi sembrava di conoscerla da anni, e con il<br />

magico potere della prossimità il suo viso si sovrapponeva a quello<br />

di Shelagh e perfino a quello di mia moglie Cassandra.<br />

«Che cosa voglio da te? Che vuoi darmi? Io chiedo il tuo calore e<br />

la tua amicizia, il tuo sorriso, la tua allegria, la tua lingua pronta.»<br />

Non si era mossa e non aveva fatto il gesto di allontanare la gota<br />

dal contatto delle mie dita. Tacqui e lei spostò la testa quel tanto che<br />

bastava per accentuare la pressione della guancia contro la mia<br />

mano.<br />

«E?» sussurrò.<br />

«Se vorrai concedermelo, Tressa, ti chiedo di darmi la tua<br />

vicinanza, la tua dolcezza, te stessa.»<br />

«Che altro, mastro Cay?» La sua voce era un debole mormorio.

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