Il Forte sul Fiume

qualcosa a metà tra un guaito e un ululato, scelse la fuga, seguito dai
pochi sopravvissuti del branco.
Persino allora, però, le belve si ritirarono solo di qualche decina
di passi, girandosi poi a guardarci, ringhiando, da quella che doveva
sembrare loro una distanza di sicurezza. Ma l'arco lungo dei Celti che
Dedalo aveva in mano era letale a una portata ben superiore a
quella distanza, e in breve altri quattro lupi caddero trafitti. Gli altri,
finalmente, rinunciarono e si diedero alla fuga verso la foresta,
inseguiti da altre frecce di Dedalo.
Trovammo dodici lupi morti dentro e fuori il recinto e le opinioni
sul numero degli scampati variavano tra sei e dodici. Trovammo
anche cinque maiali di un anno dilaniati, e altri due così malridotti
che dovemmo ucciderli. Fortunatamente nessuna delle scrofe era
morta. Tutta Mediobogdum mangiò carne di maiale per più di una
settimana.
Poi, neanche dieci giorni dopo l'episodio dei lupi, il cavallo di
Rufio tornò al forte senza cavaliere in pieno giorno, la schiuma
intorno al morso e il pelo madido di sudore. Organizzammo
immediatamente le pattuglie di perlustrazione e partimmo alla
ricerca del nostro compagno. Non sapevamo con che intenzioni
fosse uscito dal forte, ma potevamo escludere che fosse sceso verso
Ravenglass, perché era una sorta di regola non scritta che chiunque si
recasse in città, doveva prima comunicarlo a qualcuno. Ma poteva
essere salito sul fianco della collina a sud-ovest, verso la cava dove ci
procuravamo la pietra calcare. O poteva essere sceso a cacciare nella
foresta sul fondo della valle, alla ricerca di daini o altra selvaggina.
Avevamo ottanta uomini validi disponibili per le ricerche, metà di
loro fanti addestrati. Ne mandai quaranta giù nella valle e presi il
resto con me verso le colline. Ci restavano solo cinque o sei ore di
luce e scandagliammo i dintorni fino all'ultimo istante utile, quando
non si distingueva più una roccia da un cespuglio, così che
rientrammo al forte molto dopo il tramonto, ostacolati dalla
difficoltà del percorrere i sentieri nell'oscurità.
Quella notte fu una delle prime volte che Tressa rimase a dormire
con me. La feci quasi svenire di paura nel bel mezzo della notte,