Il Forte sul Fiume

gratitudine per la ragione, qualunque essa fosse, che l'aveva spinta a
venire da me con Tressa. Lanciò un'occhiata intorno alla stanza.
«È buio qui dentro e pieno di polvere. Merlino, ti presento...»
«Tressa. La ricordo da Ravenglass. Benvenuta, Tressa.»
La giovane arrossì e nel sorridere il viso le si riempì di fossette.
Con un sussurro disse: «Mastro Cay». Mi volsi a Shelagh,
ridicolmente consapevole della presenza dell'altra e con una strana
sensazione di colpa come se, ricordandomela così bene, avessi
peccato verso di lei.
«In che cosa posso esservi utile? Dovete perdonarmi. Temo di non
essere abituato a ricevere signore nel mio rozzo alloggio.»
«Questo lo si vede bene.» Shelagh sorrideva e il suo sguardo era
malizioso. «Ho portato Tressa perché si renda conto di quelli che
saranno i suoi compiti. Si occuperà di te e di Lucano, pulendo i vostri
alloggi, arieggiandoli, aggiustandovi gli abiti... insomma avendo cura
di tutto quanto vi serve.»
«Ma...»
«Nessun "ma". Cay. Così ho stabilito io, Shelagh, e tu ci
risparmierai fastidi e preoccupazioni se ti adeguerai all'ordine. Voi
uomini siete grandi nel legiferare, ma a volte le leggi delle donne
sono migliori e più sensate. Questa è una delle tante. Tu baderai alle
tue cose, e Tressa si preoccuperà di tenere pulite le stanze e di
rendertele gradevoli. D'accordo?»
«Ma...»
«Ma? Scusa, Cay, noi siamo venute qui con uno scopo. Ora se ti
metti in disparte, mostrerò a Tressa il da farsi.»
A bocca aperta rimasi a guardarle mentre scrutavano ogni angolo
della mia abitazione, parlottando e prendendo nota di quello che,
secondo loro, andava cambiato e migliorato. Il fastidio iniziale
passò, e ben presto cominciai a trovare divertente quell'andirivieni.
Tressa non era una bellezza, ma era giovane, vigorosa, sprizzante
salute, non meno affascinante di Shelagh, dotata di una grazia più
matura. Entrambe erano piene nei posti femminilmente giusti, e di
tanto in tanto ridacchiavano sommessamente. Poco dopo,