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Il Forte sul Fiume

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come di campane, era udibile <strong>sul</strong>lo spiazzo delle parate a tutte le ore<br />

del giorno. Avevamo quattro alunni e quattro maestri, ma solo due<br />

spade, e così fummo costretti a disegnare una tabella di turni a<br />

rotazione, affinché ciascun ragazzo avesse l'opportunità di allenarsi<br />

con tutti e quattro i maestri. Ciò che noi avevamo appreso usando le<br />

spade erano perlopiù tecniche nuove ma comuni a tutti e quattro e<br />

adatte alle caratteristiche di quelle spade. Vi erano però alcuni<br />

trucchi e abilità particolari che ciascuno di noi aveva sviluppato in<br />

sintonia con il proprio stile di combattimento, e che in questo modo<br />

vennero trasmessi a tutti e quattro gli allievi.<br />

Quando l'eccitazione e la novità di quel lavoro si furono un po'<br />

attenuate, la mente curiosa e il naturale senso di giustizia di Artù lo<br />

fecero venire da me con delle domande precise. Perché i quattro<br />

ragazzi di Camelot erano gli unici a imparare le nuove tecniche di<br />

combattimento? Qui la risposta era facile: c'erano solo due spade e<br />

solo un certo numero di ore in una giornata. Ma perché c'erano solo<br />

due spade? Non poteva Joseph forgiarne delle altre, visto che erano<br />

armi così evidentemente superiori a tutte?<br />

Per rispondere a quest'ultima domanda, dovetti spiegargli che le<br />

spade erano state forgiate con il metallo della Signora del Lago, la<br />

statua che Publio Varro aveva fuso dal metallo della Pietra del Cielo.<br />

Naturalmente Artù conosceva bene soltanto la prima parte di quella<br />

storia. Non aveva idea dell'esistenza di Excalibur, ed ero deciso a far<br />

sì che non ne venisse a conoscenza finché non fosse stato il<br />

momento, anche se ero certo più che mai che se c'era un uomo<br />

destinato a usare quella spada, era lui. Publio Varro mi aveva<br />

affidato il segreto di Excalibur e io lo avevo conservato a dovere.<br />

Artù l'avrebbe posseduta, un giorno, ma solo quando fosse stato<br />

pronto, e per ora era solo un ragazzo.<br />

Mi stette a sentire mentre spiegavo l'origine delle due spade e<br />

l'unicità del metallo di cui erano forgiate e quando ebbi terminato<br />

annuì lentamente, non del tutto convinto della correttezza del mio<br />

ragionamento. Io lo guardai.<br />

«Cosa ti turba, Artù? C'è qualcos'altro che mi vuoi chiedere? Parla<br />

pure, ragazzo.»<br />

Scrollò le spalle. «Be', Merlino, capisco quello che vuoi dire, ma

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