Il Forte sul Fiume

torciamo con il risultato che si rafforzano a vicenda. Mentre così
facciamo, anzi prima, ricopriamo con l'impasto ciascuna striscia, una
a una. È efficace e da centinaia di anni i fabbri procedono in questo
modo. La barra così modellata e trattata è più resistente e robusta di
una identica che non sia stata sottoposta a questo processo.
Naturalmente anche l'applicazione dell'impasto richiede grande
esperienza e attenzione. Non basta ricoprire le barre e metterle tra i
carboni ardenti perché il materiale brucerebbe subito. Bisogna
distribuirlo sulla superficie delle barre, avvolgerle in un tessuto e
legarle strettamente. Avvoltoliamo il tutto ancora una volta nella
sabbia e lo esponiamo al calore - un fuoco di legna di un'intensità
che arriva al rosso arancione - per un paio d'ore, poi lo lasciamo
raffreddare. Credetemi: queste barre sono molto più resistenti di
quelle che non sono state sottoposte a tale procedura.»
«Come si fa a saldarle?» chiese Ambrogio.
«Esponendole al calore. Portiamo il metallo a un calore di luce
gialla e lo lavoriamo a martello. Così i componenti si saldano
perfettamente.»
«Che cos'è stato?»
Ci irrigidimmo, tendendo l'orecchio. Non c'era niente. Joseph mi
lanciò un'occhiata corrugando la fronte.
«Che cosa hai sentito?»
«Non lo so ma....» Mentre così dicevo, capii quello che avevo
percepito. «Il vento è calato. Mi sono accorto che all'improvviso è
calato il silenzio.»
Levatosi, Ambrogio si avvicinò alla porta, l'aprì e guardò fuori.
Notai che era già l'ora del crepuscolo. Si raddrizzò e richiuse la
porta.
«Hai ragione. Ha smesso di piovere. Mangeremo stasera?»
Joseph scoppiò in una risata che pareva un latrato. «Sì, ma non
prima di un paio d'ore. È ancora presto. Non è ancora buio; sono le
nuvole del maltempo che nascondono il sole. Ci vuole un bel po'
prima che sia ora di cena. I fuochi non erano neppure accesi nelle
cucine quando vi sono passato per venire qui.»