Il Forte sul Fiume

occa e non ha guardato né Droc né i suoi. Ma dopo qualche istante
è tornato indietro da solo, e con in mano uno di quei tuoi bastoni. Si
è avvicinato al gruppetto e ha detto solo: "Bene. Eccomi qua", poi si
è scatenato l'inferno. Tre di loro erano a terra prima ancora di capire
che era tornato per battersi, e quando l'ebbero capito non riuscirono
a toccarlo, nonostante siano tutti più grossi di lui. Non l'ho mai visto
usare quel bastone, ma mi hanno detto che le cose che gli fa fare
sono quasi una magia.»
Io sorridevo da un orecchio all'altro. «Quanti erano?»
«Otto, e lui è andato lì come se ci fosse un solo avversario. Senza
esitazioni, senza nervosismo. E li ha massacrati tutti, compreso il mio
grande, impavido Droc, che gli dèi proteggano la sua inutile,
scervellata massa di muscoli. Non è stato Artù, tra l'altro, a spaccargli
il cranio. Lui gli ha solo fatto lo sgambetto, e Droc è finito dritto
contro un muro. È un genere di cosa che gli riesce piuttosto bene.
Cos'è che ti rende così contento?»
«Ho l'aria contenta? Be', sì, suppongo di esserlo. Mi fa piacere che
il ragazzo si sia dimostrato così maturo. Abbastanza maturo da
evitare di battersi quando non lo riteneva necessario o giustificato, e
altrettanto maturo da battersi senza esitazioni, anche contro ragazzi
più grossi e più vecchi di lui, e batterli, quando ha deciso che era
necessario. Ora però devo lasciarti. Devo andare a discutere certe
questioni con Dedalo e Rufio.»
«Riguardo al ragazzo?»
«Sì, riguardo alla sua educazione. È chiaramente tempo di farlo
andare avanti.»
«Avanti verso dove?»
«Verso il diventare un uomo.»
Derek sorrise e scosse il capo, tornando a concentrarsi sul
fischietto. «Ci arriverà comunque tra breve, amico mio. Ma se pensi
di doverlo aiutare ad arrivarci più in fretta, allora è meglio che tu lo
faccia.»
Prima di rientrare al forte parlai a lungo con Dedalo e Rufio e,