Il Forte sul Fiume

XI.
Alla vigilia della partenza di Ambrogio e Ludmilla, l'alba portò
una brutale grandinata mista a neve e pioggia, con folate irregolari e
violente di tale intensità che per tutta la mattina caddero alberi e
rami, mettendo in pericolo gli uomini che lavoravano nel bosco. Per
paura che qualcuno potesse essere ferito, Hector diede ordine di
interrompere ogni attività all'aperto, e di conseguenza tutti si
diedero a sbrigare le piccole faccende trascurate che si potevano
svolgere al riparo nelle case.
Di tutti i luoghi del forte il più gradevole e accogliente erano le
terme, e lì ci recammo in buon numero sicché verso la metà del
pomeriggio vi era convenuta una folla di gente e vi risuonavano le
voci acute e felici dei ragazzi che di regola non avevano accesso alla
vasca, ma quel giorno ebbero il privilegio di poter giocare nella
grande piscina di acqua tiepida.
Quando mi avviai al calidarium, superando la zona dei bagni,
scoprii che molti avevano avuto la stessa idea ed erano arrivati
prima di me. Guardandomi intorno nella penombra, mentre le nubi
di vapore si diradavano o infittivano, riconobbi molti amici.
Individuai subito Lucano. Teneva gli occhi chiusi e la testa
appoggiata all'indietro contro la parete; il sudore lo irrorava
scorrendogli dal viso e dal corpo; i capelli radi erano appiccicati al
cranio. Alla sua destra sedeva Hector, che mi sorrise e fece un cenno
della testa, e alla sinistra stava Dedalo, accovacciato, con la testa in
avanti mentre il sudore gli gocciolava dal mento e dalla punta del
naso. Scorsi Rufio, Mark, Ambrogio. Mentre sentivo il calore
avvolgermi e la pelle cominciava a pizzicarmi per il sudore, mi
appoggiai alla parete assaporando il piacere delle piastrelle fresche
contro le spalle. Inspirai profondamente l'aria umida e calda. Le
spirali di vapore si agitarono annunciando che qualcuno aveva
aperto la porta esterna. Nel biancore incerto delle volute intravidi la
sagoma di Ambrogio. Mi guardava con occhi divertiti.
«Ti ho svegliato? Che razza di uomo sei ad addormentarti a metà