Il Forte sul Fiume

«Barbara?» Sbatté le palpebre quasi avesse concluso che ero
impazzito. «Certo che è barbara, ma Liam si è comportato da
barbaro, Merlino. E lo è anche Connor, pur con tutta la sua grazia
raffinata. Questi sono aggressori, non esteti di Camelot, educati al
modo romano. Combattono continuamente tra loro e hanno leggi
diverse dalle nostre. Vedendo Liam che, solcando il cielo piombava
su di loro come un proiettile, l'equipaggio ha capito le intenzioni di
Connor e il giudizio che dava dei metodi del loro infido
comandante. Te lo ripeto, mi spiace solo che fosse già morto.»
Non sapendo replicare a quelle parole, mi limitai ad annuire e gli
porsi la coppa vuota. «Riempila. Vado a fare quattro passi. Ho molte
cose cui pensare.»
Poco dopo mi trovai fuori dalle mura, al limitare della piazza del
mercato. Mi avvicinai a Shelagh, seduta su un muretto vicino a
Turga. Guardavano Artù che giocava con gli altri tre ragazzi. Li stava
osservando anche un capannello di giovani del posto, ma non
presero l'iniziativa di partecipare al gioco che era in realtà un
esercizio inventato da Rufio per addestrarli nell'arte di tirare la
fionda.
Accorgendosi di me, le due donne si volsero a salutarmi, ma io
feci loro cenno di non muoversi. Mi sedetti sul muretto accanto a
Shelagh e in silenzio restammo a osservare i ragazzi che non mi
notarono, tanto erano concentrati.
«Chi sta vincendo?» chiesi.
«Bedwyr è in testa con dodici punti di vantaggio» rispose Shelagh
senza guardarmi. «La battaglia si è conclusa con una vittoria?»
«Sì, come previsto. Li abbiamo colti di sorpresa. Sono entrati nella
baia e sono stati costretti ad andarsene; non hanno provocato
perdite tra i nostri uomini. Tu dove ti trovavi?»
«Nei nostri alloggi. Ho tenuto i ragazzi al riparo.»
«Non ti sarà stato facile.»
«Non ne erano entusiasti» confermò girandosi a guardarmi. «Ma
sapevano che non c'era niente da fare e si sono rassegnati. Avete