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Il Forte sul Fiume

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incontrollato. Furono loro a riportare dentro quella leggera forma<br />

infagottata, nel calore inutile dell'infermeria, dove aveva passato così<br />

tante ore a curare i mali altrui.<br />

Ho visto e conosciuto molte, troppe morti nella mia lunga vita, e<br />

tutti coloro che ho amato se ne sono andati prima di me, ma una<br />

sola morte in tutti i miei anni ebbe un effetto su di me paragonabile<br />

a quello della tragica morte del mio più caro e più vecchio amico.<br />

Quando venne il momento di seppellirlo, avevo ormai<br />

riacquistato il controllo di me stesso e riuscii a condurre il rito<br />

funebre in modo quasi dignitoso. Salutai Lucano un'ultima volta,<br />

quella mattina, piangendo sopra il suo corpo mentre toccavo le sue<br />

mani gelide. Guardando le guance incavate e le ossa del suo cranio<br />

sporgere attraverso la pelle diafana, mi accorsi che il corpo davanti a<br />

me non conteneva più nulla del mio amico, dell'uomo la cui empatia<br />

aveva guarito migliaia di ferite e malattie. Quel cadavere non<br />

conteneva più nessuna traccia del viso sorridente e gentile. Dov'era<br />

andato quel calore umano, quella generosità, tutto a un tratto?<br />

Ricordo d'aver parlato a lungo al cadavere, ma non ho idea di cosa<br />

gli dissi.<br />

Lo seppellimmo <strong>sul</strong>la soglia della sua infermeria, e lo coprimmo<br />

con una semplice lapide di pietra della cava, incassata nel terreno, su<br />

cui il nostro tagliapietre aveva inciso un caduceo, il simbolo che<br />

amava così tanto e di cui andava così fiero, con sotto semplicemente<br />

il nome "LUCANUS".<br />

Mentre il tagliapietre rifiniva i bordi della lapide, vidi le lacrime<br />

che scorrevano lungo le guance di Artù, e posai una mano <strong>sul</strong>la sua<br />

spalla, portandolo via di lì. Camminò accanto a me per un po', poi si<br />

fermò e si girò a guardare la tomba. La neve tutt'intorno era stata<br />

ridotta a melma dai nostri piedi, ma nevicava ancora, e la pietra<br />

spiccava, scura contro il manto bianco.<br />

«È così brutto» disse il ragazzo, più a se stesso che a me.<br />

«Sì, ragazzo, lo è, non c'è dubbio» risposi, la voce bassa, sapendo<br />

che parlava della morte e non della lapide. «Ma è il destino di tutti<br />

noi. Ci arriviamo tutti, prima o poi.»

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