Il Forte sul Fiume

come addestrare un esercito, come condurre le sue campagne
militari, come fare leggi e governare un popolo. Ciononostante Artù
portava dentro di sé fin dall'infanzia, direi quasi nel sangue, un senso
innato di ciò che era giusto, della differenza fra giustizia e mero
potere. Fu quel senso innato a porlo sopra gli uomini del suo tempo,
a far sì che le genti di Britannia lo amassero in quel modo.
Più di una volta vidi quel dono operare in lui fin dall'infanzia,
come quando decise immediatamente di condividere con i suoi amici
i pony che Connor gli aveva portato in dono, prima di sapere che
quella era stata l'intenzione di Connor nel donarglieli, oppure in
questa vicenda della condivisione con ragazzi qualsiasi di ciò che
stava imparando a fare con le armi. Fu un'impresa difficile e faticosa,
che gli costò tempo e sacrifici, ma non vi avrebbe mai rinunciato. La
vedeva come un obbligo naturale, una conseguenza dei suoi privilegi
da accettare senza esitazione e da rispettare come meglio gli riusciva.
Innumerevoli volte, nelle lunghe serate estive quando avrebbe
potuto andarsene a pescare, a nuotare o a fare una bella cavalcata,
lo vidi fornire istruzioni supplementari ai ragazzi che erano rimasti
indietro, o che non riuscivano nei trucchi che aveva loro insegnato.
Io lo osservavo senza farmi notare, come facevano anche Ded e gli
altri, fiero della sua dedizione e della sua generosità. Eppure, anche
se ne ero orgoglioso, confesso di non essermi mai soffermato a
pensare quanto fosse straordinaria l'evoluzione che stavo
osservando.
Vedevo e ammiravo il giovane coscienzioso. Non mi accorsi mai
del futuro guerriero e campione, del grande re.