L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

106 Kalle Korhonen
Gli epitaffi che contengono l'età e la data della morte si possono dividere in due
gruppi, a seconda delle forme verbali.
G8c: (l'età indicata con una costruzione participiale, la data con il verbo al presente)
(v) (chrismon) / ÉEnyãde ke›te DÒja / zÆsasa th kh': / teleutò tª prÚ [-] / kal(and«n)
ÉOktvb[r(¤vn)] ... (182)
G8d: (l'età e la data indicate con il verbo all'aoristo)
(vi) ÉEnyãde ke›te / Bãssow fiatrÒw: / zhsen th / n': (chrismon) / §teleÊthsen / tª prÚ ie'
ka(land«n) Mar(t¤vn). (171)
Dei tipi di G8, il più comune è G8c. Come negli esempi (v) e (vi), nella maggior parte
dei casi l'indicazione di età precede la data della morte. Il verbo usato nell'indicazione di età è
di solito zãv, quello usato nel terzo elemento teleutãv. Dal punto di vista dell'analisi
sintattica, un epitaffio del tipo G8c consiste di due frasi principali, perché la data della morte
viene indicata con una frase principale separata, senza il soggetto indicato, secondo le regole
del greco (un "pro-drop language"). In un epitaffio del tipo G8d, le frasi principali sono tre.
Il primo elemento del formulario G8, "§nyãde ke›tai + nome", è analizzabile come VP
[AdvP V] NP. Nelle iscrizioni di Catania presenta poche deviazioni dalla norma, a parte le
varianti grafiche di ke›tai (cfr. p. 81). La VP ek ha quasi sempre la posizione iniziale, prima del
nome. Dentro la VP l'ordine degli elementi è rigorosamente fisso: non c'è alcun caso con il
verbo all'inizio. L'unico caso con un altro avverbio è IG XIV 545, con §ntaËya. 425 Il verbo è di
solito ke›mai. Poco comune è katãkeimai, ben attestato in Grecia, Asia Minore ed Egitto ma
raro in Sicilia; è attestato nell'isola in due epitaffi frammentari catanesi (175 e 210) e in uno
siracusano. 426 Nei due casi catanesi l'avverbio della VP ek non è conservato; il nr. 175 sembra
avere il formulario del tipo G10, che in pochi casi comprendeva una VP ek (vd. sotto, p. 109).
Mentre la NP nel primo elemento consiste di solito soltanto del nome del defunto (iii,
iv, v), essa è stata espansa nell'esempio seguente (del tipo G8c):
(vii) (chrismon) / ÉEnyãde ke›t{t}e / ée‹ pary°now Ù/nÒmati YeodoÊlh zÆ/sasa []th kb':
teleutò tª / prÚ g' kal(and«n) ÉIanouar¤vn... (Rizza 1964, 605 nr. 4; Ferrua 1989, 112 nr. 425)
Un caso paragonabile è 186, in cui la NP che riguarda il defunto è stata collocata
eccezionalmente prima della VP, perchè molto lunga ( P ¤stevw xã[ri]n ÉAbram¤[oi]w §¢nÜ
kÒlpoiw [l]a`x∆n EÈtÊxi[ow]).
Nella maggior parte dei casi viene menzionato un solo defunto. Nel seguente esempio,
del tipo G8b, un altro è stato aggiunto tramite una frase preposizionale:
(viii) (chrismon) / ÉEnyãde k›te / ÑAgnØ pistØ me/tå édelfoË •au/t∞w Dejtrãnou / [z]Æsasa
th tr¤a, / [m∞]new z', ≤m°r(aw) y'. (Orsi 1918, 62-63 nr. 4)
Mentre nel tipo G8c la data della morte viene di solito indicata con il verbo al presente,
nel seguente esempio si usa un participio. Quindi, c'è una sola frase principale. Per di più, il
verbo non è teleutãv, ma ynπskv:
425 È paragonabile la situazione della catacomba siracusana di S. Giovanni, dove su ca. 220 epitaffi con la VP, in
un solo caso il verbo precede l'avverbio; quest'ultimo è §nyãde in 95% dei casi.
426 IG XIV 537 = NSA 1893, 295 nr. 62; è siracusana, cfr. p. 15 n. 39. C'è un caso tardo dalla vicina Reggio, IG XIV
629 = A. Guillou, Recueil des inscriptions grecques médiévales d'Italie (Coll. EFR 222), Rome 1996, 144 nr. 132.