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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 45<br />

del primo vero corpus delle iscrizioni siciliane dopo Walther. Per quanto riguarda lo studio<br />

presente, il problema più notevole della silloge è che Torremuzza non fa la distinzione tra le<br />

epigrafi ritrovate in Sicilia e importate da altrove, ma praticamente tutte sono state incluse<br />

come siciliane. 161 Per questo e per altri motivi il lavoro è stato criticato duramente da<br />

Mommsen. 162 Comunque, un'accurata lettura dell'opera di Torremuzza ci può essere utile<br />

per stabilire la provenienza di alcune epigrafi. La silloge fu utilizzata dagli editori dei corpora<br />

successivi. 163<br />

Alcune epigrafi catanesi erano già state pubblicate nelle Antiche iscrizioni di Palermo<br />

(Torremuzza 1762), dove Torremuzza aveva quasi sempre indicato la fonte, nella maggior<br />

parte dei casi Amico o Biscari. La Nova collectio contiene la maggioranza delle epigrafi<br />

autentiche conservate all'epoca nelle collezioni catanesi. Dalla prefazione dell'opera si può<br />

concludere che il Torremuzza non controllò personalmente alcuna iscrizione delle collezioni<br />

catanesi, ma Amico e Biscari gli mandarono le schede. 164 A differenza della raccolta delle<br />

iscrizioni palermitane, la fonte viene spesso trascurata. Nella prefazione, il palermitano<br />

specifica comunque che le schede riguardanti la collezione del Museo Biscari provengono dal<br />

principe Ignazio. 165 La stessa prefazione fu inclusa nella seconda edizione. Quest'ultima<br />

contiene anche una breve aggiunta (pp. V-VI), dove Torremuzza scrive: "nonnullos item<br />

exinde noviter erutos, aut in Siciliam advectos lapides adjeci", senza dare i nomi dei suoi<br />

corrispondenti. Il luogo di ritrovamento delle iscrizioni nelle collezioni catanesi viene indicata<br />

raramente; è possibile che le schede mandate da Amico e Biscari non abbiano contenuto<br />

informazioni a proposito.<br />

Sono interessanti le divergenze nel trattamento delle due collezioni catanesi. Per quel<br />

che concerne la collezione dei Benedettini, le due edizioni della silloge di Torremuzza<br />

auctariis evulgata, Panormi 1784 (= Torremuzza 1784 2 ). Nell'opera, il nome dell'autore manca nel frontespizio, e<br />

viene indicato soltanto all'inizio della prefazione, nella forma "Gabriel L. Castellus P. T.".<br />

161 1<br />

Cfr. Torremuzza 1769 , VII: "Eas Siculas censui Inscriptiones, quas Siculis rebus, & Hominibus convenire<br />

cognovi, quamquam non omnes in Sicilia detectae, neque in eam transvectae fuere. Exteras quoque, nunc verò in<br />

Sicilia exstantes, adferendas etiam duxi, clarissimis Viris similium Collectionum Auctoribus exemplum<br />

praebentibus" (accenna alle raccolte di A. F. Gori e A. Olivieri).<br />

162 CIL X p. 716: "splendorem voluminum bonitas non aequat et longe distat Torremuzzae incuria a Gualteri<br />

sedulitate. Pauca Torremuzza ipse vidit … a crisi auctor plane alienus est … denique tituli origine Siculi in sylloge<br />

maiore obruuntur ingenti numero alienorum ex urbe delatorum in musea Sicula … eorumque ex parte magna<br />

ficticiorum". Sul contesto storico dell'opera, vd. ultimamente anche De Vido 1999, 231-32.<br />

163 Delle opere non stampate, si può segnalare qui la vasta raccolta delle iscrizioni cristiane di Gaetano Marini<br />

(1742–1815), il bibliotecario della Biblioteca Vaticana, compresa nei codici Vaticani latini 9071–9074 e intitolata<br />

Inscriptiones Christianae Latinae et Graecae aevi milliarii. La raccolta contiene anche iscrizioni conservate nei musei<br />

catanesi, ma non ha un valore indipendente. Le fonti per queste ultime erano sempre libri stampati, soprattutto la<br />

raccolta di Torremuzza, e talvolta le diverse testimonianze non sono state collegate. Ad esempio, le iscrizioni ai<br />

n.ri 187 (IG XIV 536) e 352 (ICUR 2688) vengono segnalate due volte, prese da diversi autori. Un'edizione della<br />

raccolta è in preparazione a cura di Marco Buonocore (vd. id., in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae VIII,<br />

Città del Vaticano 2001, 45-65).<br />

164 1<br />

Vd. Torremuzza 1769 , VII: "non enim omnia propriis oculis conspicere mihi licuit, neque e Patria efferre<br />

pedem, ut majora Operi meo subsidia compararem"; XI: "Catanensia nonnulla jam pridem communicaverat<br />

Epigrammata Vitus Maria De Amico ... eorum postea auxit Syllogen praeclarissimus Vir ... Ignatius Paternionus<br />

Castellus Princeps Biscaris, qui & Marmora omnia in suum Antiquitatum ditissimum Museum invecta excribenda,<br />

& mihi mittenda curavit. [In nota:] Ea sunt, quae passim in hoc opere titulum Musei Paternioni inscriptum<br />

praeferunt." Cfr. Ferrara 1829, 335: "[Torremuzza] dovette fidarsi a coloro che le [= le iscrizioni] rimessero, e quelli<br />

ai loro copisti".<br />

165 Vd. la nota precedente; sulla corrispondenza tra Torremuzza e Biscari, vd. Pagnano 1995. Evidentemente le<br />

schede delle iscrizioni sono state perdute.

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