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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 389<br />

507. Senza nr. inv. Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Mattone di terracotta con superficie molto corrosa. Retro liscio. 20 x 31 x 4,5; alt. lett. 2,5. Mano non<br />

definibile, vista la scarsa leggibilità delle lettere. Scrittura continua.<br />

nicepacoro cn / cosvti bassi vi/xit anis xxvi<br />

Copia e, con la copia precedente, l'unica testimonianza di CIL VI 35916; CIL X 1089*, 149. Le lettere viste da<br />

Mommsen, ma non più leggibili, sono state indicate con sottolineatura. – Mommsen cita "Ferrara l. c. (= 430 nr.<br />

10)", ma Ferrara non riporta questa copia.<br />

Per il commento, vd. il nr. precedente, una copia meglio conservata dello stesso<br />

archetipo.<br />

508. Inv. 613 (Sala VII, 257). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Lastra irregolare di marmo bianco con superficie danneggiata. Retro liscio. 25 x 44 x 2,2; alt. lett. 2,5-3,3.<br />

Mano A, ma senza apicature. Scrittura continua.<br />

trvphenae / aivm et dvlcisimae / iantripe et felix sicvt / petivti fecervn·d·a·xxxx<br />

Copia e unica testimonianza di CIL VI 36460; CIL X 1089*, 202. Torremuzza 1769 1 , 280 nr. 18; 1784 2 , 301 nr. 17 (da I.<br />

Biscari, cfr. sopra, p. 45; tra "suspectae et recentiorum temporum figmenta"). – 3: SICVTI Mommsen.<br />

Il testo dell'archetipo, che secondo la ricostituzione proposta nel CIL VI suonava<br />

Tryphenae alumnae dulcissimae Xanthippe et Felix sicut petivit fecerunt; v. a. XXXX, sembrerebbe<br />

altrimenti autentico. È, comunque, problematico il nesso sicut petivit, per il quale non conosco<br />

paralleli epigrafici (vd. ad es. CIL VI 7.4 [1975] p. 5331). Potrebbe essere un'interpolazione.<br />

Copie delle iscrizioni urbane pagane greche incluse nelle IGUR<br />

509. Inv. 917 (Sala IX, 96) (fr. d.). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra in pietra calcarea ricomposta da due frammenti. Superficie ingraffiata, retro e lati lisci. 16 x 32 x<br />

1,5; alt. lett. 1,5-2,7. Mano B. Spazi come indicato. Le N sono inverse.<br />

m:aiaieiau rh liei:kai!a / rlt: ai aiou aarian oante ne / inou!e bato u e<br />

Testo restituito:<br />

M. Afil¤vi AÈrhl¤vi Ka¤sa/ri T. Afil¤ou ÉAdriano ÉAntvne/¤nou SebatoË E[ÈseboËw<br />

ktl.]<br />

Copia di IGUR 235 (?) (ritenuta finora copia e unica testimonianza di IGUR 29 = IG XIV 1056); P. Scammacca, Cod.<br />

Maruc. A 77 f. 9v. Le lettere viste da Scammacca e/o da Manganaro sono state segnalate con sottolineatura.<br />

Il testo intero viene dato dallo Scammacca. Io e Giovanni Salmeri abbiamo trovato due<br />

frammenti della parte sinistra; per le IGUR, G. Manganaro aveva trovato il frammento mancante,<br />

che poi sembra esser scomparso (le lettere finali delle righe 1-3, indicate con sottolineatura).<br />

Così, del testo di Scammacca mancano soltanto le due lettere AI della riga 2. – Nelle<br />

IGUR il Moretti dubitava sull'esistenza di un archetipo autentico ("vehementer dubito num<br />

haec omnia pariter ficta sint"), ma vista l'accuratezza della titolatura, credo che si tratti della<br />

copia di un'iscrizione autentica, dedicata all'imperatore Marco Aurelio. Finora la copia non è<br />

stata collegata con alcun archetipo esistente. Comunque, mi sembra piuttosto che l'archetipo<br />

sia la base IGUR 235 (= IG XIV 1054), appartenuta nel Seicento e Settecento alla collezione<br />

Farnese. In essa, le parole iniziali sono ÉAgayª TÊx˙, ma sono state incise sopra la modanatura,<br />

e non sono molto leggibili; la titolatura imperiale, invece, è chiarissima. Se la mia proposta<br />

coglie nel vero, il testo della copia finisce alla metà della r. 6 dell'archetipo. Comunque sia con<br />

l'archetipo, la titolatura imperiale è stata copiata con una certa accuratezza, omettendo solo

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