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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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132 Kalle Korhonen<br />

Per quanto riguarda le epigrafi greche perdute, per la maggior parte collocate da<br />

Kaibel tra le siciliane a ragione, sarebbe importante determinare la loro provenienza dentro la<br />

Sicilia. Comunque, questo mi sembra impossibile senza vedere le lapidi. Discuterò, quindi, i<br />

due casi considerati non siciliani. È spinoso determinare la provenienza della stele funeraria<br />

timpanata IG XIV 805, con due figure in bassorilievo, ripubblicata recentemente con fotografia<br />

da E. Miranda. 505 Non abbiamo trovato la stele, in cui si legge Posid≈nie / BhrÊtie xa›/re.<br />

La segnalazione più antica risale a K. O. Müller (vd. p. 59); la sua lettura poco corretta fu pubblicata<br />

come CIG 5721. Kaibel, che ha letto PosidÒnie, 506 ha commentato "lectionis est difficillimae"<br />

(IG XIV p. 116), collocando la stele tra le iscrizioni di Napoli: "Neapoli de coniectura<br />

tribui". Secondo Miranda, la tipologia "rientra in quella dei rilievi funerari cicladici. È probabile<br />

quindi che essa provenga da Rhenea piuttosto che da Napoli". Il formulario G2b, attestato<br />

ovunque, non fornisce un criterio per precisare la provenienza; non si può escludere la possibilità<br />

che sia locale. Anche se, come ho detto sopra (p. 50), non abbiamo notizie su oggetti<br />

acquistati nell'Egeo nella collezione Biscari, la stele potrebbe esser arrivata nella collezione da<br />

Renea tramite il mercato antiquario. Insomma, mi sembra impossibile risolvere il problema in<br />

modo definitivo: la stele può provenire dalla Sicilia orientale o da Renea.<br />

Meno complesso mi sembra il caso di IG XIV 1725 = IGUR 651, del Museo Biscari,<br />

l'epitaffio di un KalÆmerow. Stranamente non l'abbiamo ritrovato, anche se è stato pubblicato<br />

con fotografia nel corpus di Moretti (descritto da G. Manganaro). La segnalazione più antica<br />

risale a Ferrara (1829, 391 nr. 2), che lo colloca nella sezione di epigrafi locali e importate. Il<br />

formulario non costituisce un elemento probante per la provenienza: è G3a, con l'invocazione<br />

Y. K. La lastra non ha decorazione; Moretti la definisce "tabella columbarii" (le misure sono<br />

15,5 x 21). Comunque sia, lastre simili sono state ritrovate anche a Catania; un parallelo molto<br />

vicino, anche per la paleografia, è al nr. 90 (IG XIV 467), con il formulario G4. L'onomastica<br />

non è un elemento probante. Visto che nessuna caratteristica la riporta necessariamente<br />

nell'ambito urbano, credo che la provenienza sia probabilmente catanese (è meno verosimile<br />

che provenga da un altro centro della Sicilia orientale).<br />

Per concludere, è necessario segnalare IG XIV 1403 = IGUR 353, riportata da A. F. Gori<br />

nel Cod. Maruc. A 77, f. 12. Kaibel pensava che il foglio contenesse iscrizioni mandate a<br />

Catania, ma questo non può essere il caso (vd. sopra, p. 18 n. 52). Quindi, l'iscrizione non è<br />

mai stata nelle collezioni catanesi e la sua provenienza non è un problema da trattare qui.<br />

3.7. Da dove provengono tutte le "nuove" epigrafi?<br />

L'approccio qui presentato relativo alla provenienza delle epigrafi non è una reazione<br />

"nativista" alle collocazioni di Mommsen. Si basa sulla ricerca su tutto il materiale epigrafico<br />

catanese, che non fu studiato in maniera approfondita da Mommsen o Kaibel. Per loro, si<br />

trattava di due collezioni paragonabili con quelle formate nell'Italia continentale, composte<br />

soprattutto del materiale epigrafico urbano. È vero che il metodo di collocare il materiale<br />

505 E. Miranda, Napoli II (Inscriptiones Graecae Italiae), Roma 1995, p. 11.<br />

506 La stele è stata pubblicata anche da Libertini (1930, 40-41 nr. 79, tav. XXV), che ha letto a r. 2 ShrÊtie (con sigma<br />

lunato).

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