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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 63<br />

tum tituli aliave indicia obstabant, id quod raro evenit" (CIL X p. 721). Continua sulle epigrafi<br />

del Museo Biscari: "Sunt autem tituli hi quoque ita comparati, ut longe plerique sive veri sive<br />

falsi urbanam originem certo prae se ferant. Quam ob rem similiter atque in titulis musei<br />

Benedictini expuli quotquot recte urbi convenirent neque aliam originem testatam haberent".<br />

Come è stato detto, Mommsen criticava Torremuzza per la mancata distinzione tra iscrizioni<br />

siciliane, urbane e copie (vd. p. 44); aveva notato anche la mancanza in Ferrara di notizie di<br />

sulle provenienze, e quindi, come sembra ragionevole ancora oggi, considerava valide soltanto<br />

le indicazioni accurate dei luoghi di ritrovamento. 250<br />

Visto che si presumeva la provenienza urbana per iscrizioni di cui non era stato<br />

provato il contrario, gli argomenti per la provenienza urbana non vengono mai indicati nel<br />

CIL VI; si usano soltanto le frasi "originis ut videtur urbanae" e "originis sine dubio urbanae".<br />

Le caratteristiche delle epigrafi venivano utilizzate, invece, per collocare alcune iscrizioni tra<br />

le catanesi. Le due iscrizioni bilingui conservate nel Museo Biscari (74 = CIL X 7064 = IG XIV<br />

472 e 109 = CIL X 7078 = IG XIV 491) venivano considerate catanesi, la prima "cum sit<br />

bilinguis", e la seconda "cum quod sermo graecissat", e, inoltre, per motivi onomastici.<br />

L'argomento "scriptura graecissat" e i motivi onomastici venivano utilizzati anche nel caso di<br />

69 = CIL X 7057. In essa la scrittura corsiveggiante non assomiglia a iscrizioni greche, ma il<br />

motivo del commento sembra la forma phecit. Per motivi esclusivamente onomastici, fu<br />

collocata tra le catanesi la frammentaria CIL X 7114, perché Mommsen ci leggeva il nome di<br />

Agata; in realtà, la lettura è erronea, e il frammento postclassico (qui B pp. 141-42). Un<br />

problema notevole erano i frammenti, che si devono discutere in dettaglio sotto.<br />

A causa del suo metodo, il problema della distinzione tra le epigrafi catanesi e quelle<br />

di altre città siciliane era praticamente inesistente per Mommsen. Pensava, inoltre, che<br />

pochissime epigrafi siciliane non catanesi fossero arrivate nelle due collezioni (cfr. p. 54).<br />

Sembra che avesse avuto in principio ragione su questo punto, come apparirà sotto (p. 122).<br />

1.6.2. I METODI DI GEORG KAIBEL<br />

Le iscrizioni greche conservate a Catania furono studiate da Georg Kaibel (1849–1901), l'editore<br />

principale del volume XIV delle Inscriptiones Graecae. 251 Kaibel è la testimonianza più<br />

antica per meno di una decina di iscrizioni comprese nella presente edizione. 252 Alcune delle<br />

iscrizioni conservate dai Benedettini e nel Museo Biscari furono omesse dalle IG, a causa della<br />

decisione iniziale di escludere le iscrizioni cristiane, revocata più tardi. 253 Quindi, Kaibel<br />

250 "Ubi Ferrara titulo originem Catanensem tribuit loco accuratius non definito, eius attributionis raro rationem<br />

habui" (CIL X p. 721). Mommsen ha comunque accettato la notizia del ritrovamento a Catania di alcune iscrizioni<br />

frammentarie del Museo Biscari, probabilmente a ragione (cfr. p. 54).<br />

251 Sul volume XIV delle IG e il lavoro di Kaibel, vd. ultimamente De Vido 1999 (cfr. Arctos 36 [2002] 182).<br />

252 Sono i n.ri 2 (IG XIV 456), 48 fr. b (474), 72 (487), 83 (475), 130 (507), 137 (477), 155 (511), del Museo Biscari, e<br />

l'epigrafe al nr. 92 (IG XIV 468), conservata dai Benedettini.<br />

253 Vd. IG XIV p. V: "moneo urbanos christianorum lapides ... me omisisse. Reliquarum regionum titulos<br />

christianos sexto saeculo non inferiores, quod eius facere potui, collegi, sed quoniam ab initio consilium fuit<br />

christianos lapides ab hoc volumine omnino excludere ideoque ego mutato postea consilio tumultuaria potius<br />

opera illos conquirere coepi, esse potest ut nonnulla invitus praetermiserim, quamquam parato amicorum auxilio<br />

hoc damnum magna ex parte resartum esse credo."

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