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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 335<br />

A 6 f. 96r) e 151r; Anonimo (1), Cod. Maruc. A 77 f. 142r; Torremuzza 1769 1 , 158 nr. 6; 1784 2 , 166 nr. 7 (da V. M.<br />

Amico, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 425 nr. 15.<br />

È notevole la forma grafica diae; sta per l'ablativo die, se non è l'accusativo diem. – Per la<br />

decorazione, si possono segnalare paralleli vicini a Roma (ad es. CIL VI 21242 = Imagines Mus.<br />

Cap. 618 e VI 30556, 71, immagine in D. Manacorda, Un'officina lapidaria sulla Via Appia [Studia<br />

archaeologica 56], Roma 1979, tav. XV, 2). – Datazione: I secolo – prima metà del II<br />

(l'iscrizione non è necessariamente contemporanea alla decorazione).<br />

328. Inv. 405 (Sala VII, 49). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea. 19,5 x 34 x 3,5; alt. lett. 2,1-2,3. Punti triangolari, linee guida.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Scammacca, tra iscrizioni importate da Roma nel<br />

Museo dei Benedettini di Catania (cfr. cap. 1.3.2.5). Trasportata a Catania negli anni '40 del<br />

Settecento, vista la segnalazione nel codice.<br />

D(is) M(anibus) s(acrum).<br />

Sallustiae Caenidi,<br />

vix(it) ann(is) XXV; fec(it)<br />

P(ublius) Sallustius Serenus<br />

5 coniu(gi) be(ne) me(renti) et si(bi) pos(terisque) eo(rum).<br />

CIL VI 25790; CIL X 1088*, 313 (Mommsen). P. Scammacca, Cod. Maruc. A 77 f. 143v; Anonimo (2), cod. cit. f. 143r.<br />

5: EOR Mommsen.<br />

Le abbreviazioni insolite nella r. 5 sono motivate dalla mancanza dello spazio. –<br />

Datazione: seconda metà del I secolo – II secolo.<br />

329. Inv. 631 (Sala VII, 275). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Lastra marmorea mutila nell'angolo superiore sinistro e a destra; il testo è intero. Retro liscio. 24 x 49 x<br />

2,3; alt. lett. 1,8-2,1. Punti triangolari.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Venuti (Cod. Vat.): "apparteneva al P.<br />

Scammac(c)a, che l'Anno 1748 mandò in Sicilia p(er) aricchire un Museo" (cfr. cap. 1.3.5). Luogo di<br />

ritrovamento ignoto. Segnalata nel Museo Biscari a partire da Ferrara.<br />

D(is) M(anibus).<br />

Scaniana Daphne<br />

v(ixit) a(nnis) IIII, m(ensibus) III, d(iebus) XXV;<br />

et Scaniae Amatthabi et<br />

5 Scanianae Hobei<br />

C(aius) Iulius Doryphorus fecit et<br />

lib(ertis) libertabus posterisq(ue) eorum.<br />

CIL VI 25973; CIL X 1088*, 314 (Mommsen). R. Venuti, Cod. Vat. lat. 7935 f. 41v; A. Guarnieri, Schede di Osimo f.<br />

227v (da R. Venuti; cit. nel CIL); Ferrara 1829, 431 nr. 18.<br />

4: Emendata per il confronto con le altre righe (così già M. Bang, CIL VI 6: Indices I, 1926, 165; il gentilizio<br />

Scanius è molto raro, cfr. Solin – Salomies 1994, 164).<br />

I cognomi delle righe 4-5 sono notevoli. Segnalati nell'indice di L. Vidman come uniche<br />

attestazioni di Amatthabis e Hobeis a Roma (Vidman 1980, 217 e 277), sono di origine orientale.<br />

Comunque, tra i gentilizi in –ianus, Scanianus appartiene a quelli attestati soprattutto in Italia

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