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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 123<br />

Vipsanii e Ulpii. Come dell'analisi dei formulari di Catania, sono stati esclusi gli epigrammi.<br />

La divisione qui utilizzata per Catania non è, naturalmente, la più adatta per descrivere gli<br />

epitaffi urbani. Ad esempio, gli epitaffi urbani sono spesso più ricchi di termini delle catanesi,<br />

contenendo formule come sibi et suis posterisque eorum. Talvolta, inoltre, è difficile la<br />

distinzione tra i formulari L1 e L3 negli epitaffi urbani, perché possono riferirsi a più persone,<br />

ma l'età di una sola viene indicata. Anche la distinzione tra le categorie L6 è L7, a Catania<br />

quasi sempre chiara, è meno solida a Roma; perciò, ho indicato anche il totale delle due<br />

categorie. Nella tavola seguente (tav. 7) vengono presentate le percentuali delle categorie a<br />

Roma e negli epitaffi certamente catanesi.<br />

Tavola 7. Le percentuali dei formulari L1-L7 a Catania e a Roma<br />

formulario Catania CIL VI 16900–17136 CIL VI 28900–29137<br />

L1 9% 20% 17%<br />

L2 3% 1% 0%<br />

L3 30-32% 7% 9%<br />

L4 33-41% 2% 4%<br />

L5 12-18% 53% 43%<br />

L6 6% 8% 15%<br />

L7 11% 6% 9%<br />

(L6 + L7 17% 13% 24%)<br />

altro – 5% 5%<br />

Dalla tavola 7 emergono alcuni dettagli interessanti. A Roma, dove il formulario più<br />

comune è L5, la rarità del formulario L4 è notevole. 486 Anche il formulario L3 è attestato<br />

molto meglio a Catania che a Roma.<br />

Qui si deve prendere in considerazione anche l'invocazione iniziale. Come dico a p.<br />

101, delle epigrafi certamente catanesi in cui viene usata l'invocazione, e si conserva per<br />

intero, la sigla D. M. S. viene usata in 76%, D. M. in 10%, e un'altra variante in 13%. In altre<br />

parole, D. M. S. è ben sette volte più comune della D. M. A Roma, invece, se calcoliamo<br />

soltanto le iscrizioni nei campioni discussi sopra, nel primo, per ogni sigla D. M. S., la sigla D.<br />

M. viene usata undici volte (8 – 93); nel secondo, quasi dieci volte (77 – 8). Non è, in effetti,<br />

difficile calcolare la proporzione in tutto il CIL VI, con l'aiuto delle concordanze. 487 In esse<br />

troviamo circa 10400 D. M. iniziali e ca. 710 attestazioni di D. M. S. La proporzione è, quindi,<br />

più squilibrata che nei campioni: quasi quindici sigle D. M. per ogni sigla D. M. S. Se<br />

guardiamo gli epitaffi con il formulario L3 a Roma, appare anche che l'uso della sigla D. M. S.<br />

è molto raro; viene usata soprattutto nei formulari L5 e L6. In altre parole, si può dire che il<br />

nome del defunto è raramente al nominativo dopo l'invocazione iniziale. Proprio questo<br />

aspetto è stato studiato da I. Kajanto, che ha calcolato che in un campione di 2000 ca. epitaffi<br />

latini urbani, il nome è al nominativo dopo l'invocazione in soltanto 7% degli epitaffi. 488<br />

486 Per di più, le epigrafi del primo gruppo con il formulario L4 comprendono anche CIL VI 16977, collocata in<br />

questa edizione tra le catanesi (nr. 75). È da notare, inoltre, che CIL VI 16987 non contiene in realtà questo<br />

formulario, visto che la lettura data nel CIL VI è erronea; è stata corretta da L. Bivona, IL Mus. Palermo 255. Nel<br />

secondo gruppo, una delle epigrafi con L4 è CIL VI 28913 = IL Mus. Palermo 342, appartenuta alla collezione<br />

palermitana di S. Martino. Mentre la Bivona ritiene valida la collocazione mommseniana tra le urbane, non<br />

accertata da alcun autore, a mio avviso è più verosimile che la lapide sia siciliana.<br />

487 J. Jory – D. W. Moore, CIL VI 7.2 (1975): D. M.: pp. 1407-96, 1505-30; D. M. S.: pp. 1496-1505.<br />

488 I. Kajanto, A Study of the Greek Epitaphs of Rome (Acta Instituti Romani Finlandiae 2. 3), Helsinki 1963, 11.

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