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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 283<br />

Inedita.<br />

Datazione: dal III al V secolo. (Il frammento non fa parte di CIL VI 34244 = X 1088*, 237,<br />

vista da Mommsen nel Museo dei Benedettini, o di CIL X 7093 che, appartenuta alla<br />

collezione Coco, potrebbe essere nel Museo di Siracusa.)<br />

234. Senza nr. inv. Magazzino superiore. Collezione Biscari (?) ("MB" scritta a matita).<br />

Frammento centrale di una lastra marmorea. Retro liscio. (9,5) x (7,5) x 2,4; alt. lett. 2,6-2,8. Linee guida.<br />

Forse un punto nella r. 2. Forme delle lettere: E, y, 0.<br />

Provenienza: probabilmente Catania. È un frammento poco notevole; non importa se è appartenuto<br />

alla collezione Biscari (cfr. cap. 3.4).<br />

------<br />

[---]+O[---]<br />

[---]YE[---]<br />

------<br />

Inedita.<br />

Datazione: II–IV secolo.<br />

Centuripe (?): vd. i n.ri 13, 14 e 53<br />

Altre località siciliane (235–241)<br />

CÒMISO<br />

235. Inv. 319 (Sala VI, 127). Magazzino del cortile. Collezione Biscari.<br />

Lastra di pietra calcarea ricomposta da cinque frammenti, mutila nei lati. Retro liscio. Campo<br />

epigrafico delimitato in alto da un solco. 43,5 x (60) x 5,5; alt. lett. 1,5-1,8. Lettere e righe irregolari.<br />

Forme delle lettere: alfa con la traversa obliqua; E; theta ovale o quadrangolare; M, O, TT ; l'ipsilon ha<br />

talvolta la forma "V". 5 AH in nesso. In basso, stelle e foglie di palma, sotto le quali cristogrammi (–P).<br />

Altri segni si vedono nell'apografo settecentesco.<br />

La segnalazione più antica risale al dizionario topografico di Amico, che scrive: "Yhomiso nuper<br />

transmissum Graece inscripti antiqui lapidis exemplar accepi … circa secundi versus vinem<br />

clarissime nomen ABRAJIA expressum habet". Non ci sono altre notizie sul luogo di rinvenimento.<br />

Forse Amico la collocò subito nel Museo Biscari (vd. p. 49); Libertini l'ha pubblicata tra le iscrizioni di<br />

origine incerta di quest'ultimo museo. Il primo a scoprire il riferimento di Amico fu Pugliese<br />

Carratelli (come ricorda Mercurelli).<br />

[ÉEn] Ù nÒ mati Ku (r¤ou) prÚw é mpeloÇn[an] OTRIAARE ÉAbim Æl, Las f °n, ÉAmiÆl, ÉElo°l, ÉE-<br />

ão, ÉAzaÆr, KorfliÆl , Faxyobãr, [---]AX, ÉAdonaÆl, EO `EXERMARY ÉAbrãj IAFEN<br />

[---] AXAELMERMOR M O RKAYALOK YA [---]OD AMELMOUKHPROSAHNOS<br />

[---] ÉEraÆl, émÆn , B ÉEraÆl YULATA`A`S`E [--] THTO F ÉI (hso) Ë Xr (ist) °, ı ploi-<br />

5 [yÊnaw --- fiw] t‹n yalãssh [n], plo¤yunon ka‹ tÚn ê mp [elon] fiw t [Ún émpe] l o Çn [a] n<br />

OLMETR<br />

Libertini 1930, 318-19 nr. 11, dalla lapide e da un apografo ritrovato "tra le tavole riferentesi alla illustrazione del<br />

Museo"; dalle stesse fonti M. Burzachechi, RAL s. 8, 14 (1959) 405-7, tav. II (con fotografia) (BE 1961, 865); G.<br />

Manganaro, RAL s. 8, 18 (1963) 63-64; G. Bevilacqua, in Gulletta (a c. di) 1999, 73 nr. 3, tav. 68 (con fotografia).

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