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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 29<br />

2686 e 2687) e la copia 521 (di ICUR 4493). La redazione incompleta nel Cod. Vat. lat. 860786 contiene l'iscrizione nr. 317 di questa edizione (CIL VI 24403). Secondo il codice di S. Paolo, fu<br />

acquistata il 28 gennaio 1741; secondo il codice vaticano, il 7 febbraio 1741. 87<br />

Per quanto riguarda la variazione delle date indicate, la spiegazione più probabile è<br />

che Galletti costruì il suo diario alcuni anni più tardi, quando non si ricordava più dei dati<br />

esatti, come ha proposto la Billanovich. 88 L'affidabilità delle date di Galletti viene ancora<br />

meno a causa della segnalazione pertinente al nr. 351 (ICUR 2687), nel codice di S. Paolo (p.<br />

56). Secondo Galletti, Scammacca mostrò l'iscrizione a lui il 13 febbraio 1742, ma la lapide<br />

viene segnalata già nel libro di Amico, uscito l'anno precedente, 89 come conservata nel Museo<br />

dei Benedettini. L'affidabilità delle date del Diario è quindi molto dubbia.<br />

Come è noto, molte delle iscrizioni raccolte nel Diario sono creazioni di Galletti, ma<br />

non tutte; egli inserì anche alcuni testi autentici nella raccolta. Secondo Billanovich, il Galletti<br />

fu anche l'ideatore principale della produzione delle copie, e fu aiutato da Scammacca.<br />

Questo problema verrà trattato nel capitolo seguente. Qui vorrei indicare un altro<br />

collegamento possibile tra Galletti e Scammacca. In effetti, mi pare possibile un rapporto<br />

intertestuale tra il Diario lapidario e la parte iniziale del codice Marucelliano A 77; a causa dei<br />

problemi cronologici, non sappiamo quale dei due "diari" poteva essere il modello.<br />

Comunque, Scammacca mise insieme iscrizioni autentiche e copie – cioè, iscrizioni che<br />

esistevano su pietre – e mancano le epigrafi completamente fittizie. Ma come Galletti con le<br />

sue creazioni, anche Scammacca attribuiva luoghi e date di ritrovamento a copie, per le quali<br />

le uniche date con un contatto alla realtà sarebbero quelle di produzione e di acquisto.<br />

1.3.4. LA PRODUZIONE DELLE COPIE "GALLETTIANE"<br />

1.3.4.1. Caratteristiche tecniche e paleografiche<br />

Il Museo Civico di Catania possiede forse la più notevole collezione esistente delle copie<br />

epigrafiche settecentesche. Quasi tutte appartengono alle copie c. d. "gallettiane" (per la<br />

denominazione vd. sotto), che riproducono iscrizioni antiche e postclassiche. Questa edizione<br />

ne contiene 191 (i n.ri 365–437, 439–537, 539–557), 90 di cui 113 provengono dalla collezione<br />

dei Benedettini e 78 dalla collezione Biscari. Visto che sono state perdute una decina di copie<br />

(vd. p. 61 n. 246), il numero totale delle copie nelle due grandi collezioni catanesi era 200 ca.<br />

In tutte e due le grandi collezioni catanesi, le copie erano più numerose delle iscrizioni<br />

autentiche urbane. Copie "gallettiane" si conservano anche in altri musei: una ventina sono<br />

finite a Ravenna (CIL XI 27*), alcune a Palermo, Messina (e in seguito a Aix-en-Provence),<br />

Fossombrone, nei Musei Vaticani e altrove. 91 Le copie, che nelle collezioni catanesi non<br />

86 Si riferisce soltanto all'anno 1741: l'ultima datazione è 29/12/1741 (f. 44r).<br />

87 Nella scrittura di Galletti può confondere la forma grafica della cifra "1", talvolta una semplice linea obliqua, ma<br />

talvolta con un piedino, che la fa assomigliare a un "2". Comunque, la parte superiore del "2" è sempre curvata.<br />

88 Billanovich 1967, 80.<br />

89 Amico 1741, 134 nr. 6.<br />

90 Copie non "gallettiane" sono 438 (CIL X 1089*, 74), che proviene dalla collezione Recupero (vd. sotto, p. 57), e<br />

538 (copia di CIL X 792), non segnalata da Mommsen, confezionata senza dubbio nell'Ottocento.<br />

91 Palermo: almeno ILMus. Palermo 369-71, 375, 377, 379-81 e poche altre segnalate sotto CIL X 1089*; Messina: vd.

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