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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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20 Kalle Korhonen<br />

sopra. Comunque fu vista a Roma anche da Francesco Vettori, che cita il testo sine loci nota. 57<br />

L'ultima nel gruppo, CIL X 1509*, 5, sembra essere rimasta fuori dalle ICUR. Scammacca la<br />

commenta in una lingua mista tra latino e italiano: "Marmo. In Cimiterio Calisti an. 1746";<br />

all'epoca, veniva chiamata così la catacomba oggi detta di Domitilla. Il testo è semplice:<br />

"PRIMA". Non mi sono note altre segnalazioni dell'iscrizione, che Mommsen non trovò nel<br />

Museo dei Benedettini. 58<br />

In ogni caso, è certo che Scammacca parla degli anni e dei luoghi di ritrovamento<br />

anche nei confronti delle copie, e quindi il suo testo è una specie di falsificazione. Ma per<br />

sapere se questa falsificazione fu intenzionale, dovremmo avere la certezza che Scammacca<br />

sapeva distinguere le iscrizioni autentiche dalle copie. Se questo non era il caso, la fonte delle<br />

indicazioni degli anni potrebbero essere i fornitori del materiale. Il problema è stato trattato<br />

con argomenti a mio avviso convincenti da Maria Pia Billanovich, secondo la quale "siamo<br />

indotti a pensare che il bravo padre sapesse distinguere perfettamente tra originale e copia e<br />

sempre s'intendesse, subito e bene, con i suoi fornitori". 59<br />

La Billanovich ha anche discusso la testimonianza rilevante a questo riguardo di<br />

Ridolfino Venuti, a cui Scammacca fece vedere un gruppo di iscrizioni – lastre e urne – che<br />

stava mandando in Sicilia nel Museo Biscari nel 1748. Ne abbiamo due testimonianze, nelle<br />

schede mandate a Guarnieri Ottoni e nel codice Vat. lat. 7935, che verranno discusse più in<br />

dettaglio sotto (capitolo 1.3.5). Le testimonianze di Venuti sono rilevanti soprattutto perché il<br />

suo gruppo non conteneva alcuna copia, ma soltanto iscrizioni autentiche. La Billanovich ha<br />

sottolineato che anche il Venuti avrebbe probabilmente potuto fare la distinzione. Io, però,<br />

non ne sarei troppo sicuro. Alcune epigrafi nelle collezioni catanesi furono, in effetti, collocate<br />

tra le copie dallo stesso Mommsen, ma piuttosto si devono considerare autentiche. 60<br />

Prendiamo come esempio la copia 437: la sua natura non era molto evidente per Guido<br />

Libertini, che la pubblicava tra le iscrizioni inedite nel catalogo del Museo Biscari. 61 Credo<br />

piuttosto che Scammacca non abbia fatto vedere le copie al Venuti.<br />

Quindi, possiamo concludere che le pagine di Scammacca sono una parziale<br />

falsificazione, la motivazione della quale era dare alle copie una specie di autenticità. Ma che<br />

dobbiamo fare, allora, con le esatte datazioni? Può essere utile il confronto con altre<br />

testimonianze contemporanee. Nei fogli sono incluse quattro iscrizioni cristiane che vengono<br />

segnalate anche nel terzo volume della Catana illustrata di Amico, che è stato discusso<br />

sopra. 62 Il volume uscì nel 1741 (vd. sopra, p. 8 n. 23). Una delle epigrafi viene segnalata nel f.<br />

4r e commentata con la nuda cifra "1742"; le altre non hanno indicazioni. Allora si potrebbe<br />

pensare che Scammacca abbia trascritto una copia; le forme delle sue lettere non sono<br />

distintive in questo caso. Comunque, visto che Scammacca ha riprodotto anche le immagini<br />

57 La testimonianza di Vettori, secondo le ICUR, si trova nelle schede del conte d'Escalopier conservate nella<br />

Bibliothèque Nationale di Parigi; non ho potuto consultarle.<br />

58 Il commento di Mommsen (CIL X), "Scammacca ait rep. Romae in coemeterio Cyriaci", deve essere una svista;<br />

Mommsen cita lo stesso codice di Scammacca. È esattamente simile ICUR III 7757b, conservata nella Catacomba di<br />

Domitilla. Visto che almeno tutte le altre epigrafi segnalate nel codice Marucelliano furono portate via dalla<br />

catacomba, deve trattarsi di due epitaffi diversi.<br />

59 Billanovich 1967, 60-63; la citazione è alla p. 61.<br />

60 88 = CIL X 1089*, 96 = VI 18132a; 256 = X 1089*, 133; 274 = X 1089*, 59 = VI 13960; 290 = X 1089*, 177 = VI 18529;<br />

359 = X 1089*, 182 = ICUR 5050.<br />

61 Libertini 1930, 315 nr. 4; era stata inclusa nel CIL X tra le copie (1089*, 114).<br />

62 350 = ICUR 2686 (f. 2v), 351 = ICUR 2687 (f. 2r), 354 = ICUR 2691 (f. 2v), 361 = ICUR 9081 (f. 4r).

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