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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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320 Kalle Korhonen<br />

1784 2 , 159 nr. 36 (da I. Biscari, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 423 nr. 17.<br />

4: MA in nesso; Mommsen non vide la T che segue.<br />

Il cognome Clyte non è molto comune a Roma (4 altri casi del nome femminile, 4 del<br />

maschile sono elencati in Solin 1982, 899). – Datazione: seconda metà del I – prima metà del II<br />

secolo.<br />

297. Inv. 460 (Sala VII, 104). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea. Retro liscio. Spazio vuoto tra le righe 3 e 4 (non si tratta di una rasura, come dice<br />

Mommsen). 22,5 x 15 x 2,5; alt. lett. 1,3-2,3. Lettere corsiveggianti e profonde; le traverse delle A<br />

mancano spesso. Punti oblunghi.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Scammacca nel Cod. Maruc. A 77, tra iscrizioni<br />

evidentemente importate da Roma nel Museo dei Benedettini (cfr. cap. 1.3.2.5). Trasportata a Catania<br />

negli anni '40 del Settecento, perché segnalata nello stesso codice; veniva conservata nel Museo dei<br />

Benedettini ("in Museo Paternionio" Torremuzza per errore).<br />

Dis Manibus<br />

C(ai) Iuli Lebinthionis,<br />

vixit annis XVII,<br />

Siculi Agrigent(ini);<br />

5 C(aius) Iulius Fortunat(us)<br />

amico b(ene) m(erenti) f(ecit).<br />

CIL VI 20105; CIL X 1088*, 186 (Mommsen). P. Scammacca, Cod. Maruc. A 77 f. 150r; Anonimo (2), cod. cit. f. 143r;<br />

Torremuzza 1769 1 , 280 nr. 19; 1784 2 , 301 nr. 18 (da V. M. Amico, cfr. sopra, p. 45; tra "suspectae et recentiorum<br />

temporum figmenta"); Orelli – Henzen 1856, 22 nr. 5198 (dalle schede di Mommsen).<br />

Oltre al decreto su pietra IGUR 2, le testimonianze pertinenti agli Agrigentini a Roma<br />

sono poche (cfr. anche IGUR 4). Forse la lastra fu acquistata a causa della menzione di<br />

Agrigento. – Questa è l'unica attestazione del cognome Lebinthio(n) a Roma (Solin 1982, 584). –<br />

Datazione: I secolo – inizi del II.<br />

298. Inv. 903 (Sala IX, 82). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Lastra marmorea mutila in basso. Retro liscio. Campo epigrafico ribassato sui lati e riquadrato da una<br />

cornice modanata. 28 x 29 x 3,0; alt. lett. 1,5-2,5. Le A sono di forma corsiva con aste oblique invece<br />

delle traverse; le I e le L sono molto simili tra loro. 1: prima I nana; linea di guida. 2, 5: punti<br />

oblunghi.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Venuti (Cod. Vat.): "apparteneva al P.<br />

Scammac(c)a, che l'Anno 1748 mandò in Sicilia p(er) aricchire un Museo" (cfr. cap. 1.3.5). Luogo di<br />

ritrovamento ignoto. Vista nel Museo Biscari a partire da Ferrara.<br />

Diis Manibus.<br />

Iuliae Psamate<br />

C(aius) Iulius Amandus<br />

matri opti-<br />

5 mae et piissimae<br />

fecit.<br />

CIL VI 20647; CIL X 1088*, 200 (Mommsen). R. Venuti, Cod. Vat. lat. 7935 f. 42r; A. Guarnieri, Schede di Osimo f.

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