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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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44 Kalle Korhonen<br />

conoscenza della collezione epigrafica, l'utilità della sua Descrizione è minima; sono state<br />

incluse pochissime iscrizioni. 153 Viene segnalata anche un'iscrizione evidentemente falsa, ma<br />

probabilmente non "gallettiana", incisa sotto un busto antico o pseudoantico. 154 Quanto al<br />

numero delle epigrafi, Sestini menziona "la numerosissima raccolta di Inscrizioni Greche, e<br />

Latine, che sono presso trecento di numero". 155 Visto che nel frattempo alcune epigrafi erano<br />

sicuramente state accolte nella collezione (vd. sotto), la cifra corrisponde meglio alla realtà che<br />

il "circa trecento" di Biscari, ma è in ogni caso poco accurata.<br />

Durante il soggiorno catanese di Sestini, venne comunque preparato anche un<br />

catalogo vero e proprio, corredato da illustrazioni, di cui la prima parte era pronta per la<br />

stampa. Giudicando dal titolo, 156 conteneva evidentemente soltanto le statue delle divinità;<br />

porta la data del 1775. Il manoscritto fu utilizzato da Guido Libertini, che nel suo catalogo del<br />

Museo Biscari (1930) fa cenno anche a un catalogo dedicato particolarmente alle iscrizioni:<br />

"Fra questi manoscritti e queste tavole [della biblioteca della famiglia Biscari] si trovano poi<br />

alcuni quadernetti che riproducono tutte le epigrafi della raccolta spesso corredate di un<br />

breve commento storico". 157 Libertini cita anche un "manoscritto sugli antichi sarcofagi", 158<br />

da cui impariamo che l'iscrizione al nr. 71, collocata da Mommsen tra le urbane (= CIL VI<br />

15881), era stata ritrovata a Catania. Sfortunatamente, questi manoscritti, come anche un<br />

manoscritto sulle Antichità di Catania, non sono più reperibili. 159 È veramente lamentabile che<br />

Libertini non poteva neanche citare i "quadernetti"! Anche se è possibile che il catalogo<br />

manoscritto non abbia contenuto sempre informazioni sulla provenienza dei pezzi, come<br />

sembra essere il caso di 235 (cfr. p. 66), per il discorso sulla provenienza delle epigrafi sarebbe<br />

stato importante sapere almeno quali iscrizioni si conservavano nel Museo Biscari nel 1775.<br />

Per risolvere parzialmente il problema, abbiamo comunque un'altra fonte contemporanea, la<br />

raccolta epigrafica di Torremuzza.<br />

1.4.2. LA SILLOGE EPIGRAFICA DEL PRINCIPE DI TORREMUZZA<br />

La silloge epigrafica di Gabriele Lancellotto Castelli e Giglio, principe di Torremuzza<br />

(1727–1794), uscì in due edizioni nel 1769 e 1784 (qui Torremuzza 1769 1 e 1784 2 ). 160 Si trattava<br />

anche in Lettere del signor abate Domenico Sestini scritte dalla Sicilia e dalla Turchia I, Firenze 1779, 125-78; porta la data<br />

del 20/10/1775. Su Sestini, vd. soprattutto Salmeri 2001, 9-11, 36-42.<br />

153 Nella prima edizione: 7 (CIL X 7014), 21 (CIL X 7028) e IG XIV 453; nella seconda edizione, che apparentemente<br />

non conteneva il nr. 7, si segnalano, invece, il nr. 237 (CIL X 7013) e CIL X 7037.<br />

154 Sestini 1776, 9 = id. 1779, 132; è CIL X 1089*, 14. Negli scritti stampati del principe di Biscari, non c'è alcun<br />

accenno alle copie "gallettiane".<br />

155 Sestini 1776, 10 = id. 1779, 132.<br />

156 Il titolo completo, secondo Libertini 1930, XXI, era: Museum Biscarianum nunc primum in lucem editum ab ex.mo<br />

viro D. Ignatio Paternò Castello Biscariae dynastae in quo proponuntur et dilucidantur variae graecorum et romanorum<br />

numina in marmore, aere, argillaque representata brevibusque observationibus inlustrata ab D. S. F. [= Domenico Sestinio<br />

Florentino] praefati Bischariae dynastae Cons. ab antiquitatibus et bibliothecario. Tomus I. Catinae. Anno Jubilaei<br />

MDCCLXXV.<br />

157 Libertini 1930, XXII-XXIII.<br />

158 Libertini 1930, 73-75 n.ri 152 (129), 155 (71), 157 e 161 (76).<br />

159 Salmeri 2001, 37 con n. 83. Sulle Antichità di Catania, vd. anche Pagnano 1995, 133. Una parte si conservava<br />

nell'archivio del palazzo Biscari (diventato dei Moncada) ancora negli anni '60, secondo Manganaro (1968, 660).<br />

160 Siciliae et objacentium insularum veterum inscriptionum nova collectio prolegomenis et notis illustrata, Panormi 1769<br />

(qui = Torremuzza 1769 1 ); il titolo della seconda edizione contiene l'aggiunta et iterum cum emendationibus et

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