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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 31<br />

molte N sono inverse e la barra può cominciare in qualunque punto. La M è curvata e<br />

assomiglia alla scrittura settecentesca. La S può essere molto snella. Le spazi tra le righe sono<br />

più grandi che nelle copie incise dalla mano A.<br />

Fig. 1. Esempi della scrittura delle copie, mano A (nr. 472) e mano B (nr. 407)<br />

Nella scrittura di tutte e due le mani la parte superiore della R è piccola; le aste medie<br />

della M non arrivano quasi mai in basso, ma il loro punto di riunione è nel mezzo della riga.<br />

Anche se fare la distinzione tra le mani A e B non è sempre evidente, le denominazioni "A" e<br />

"B" sono applicabili nella maggior parte dei casi. Qui voglio sottolineare che anche se utilizzo<br />

i termini "mano A" e "mano B", potrebbe anche trattarsi della produzione di un solo lapicida:<br />

è possibile che talvolta si volessero produrre epigrafi che sembravano più monumentali, e in<br />

altri casi l'oggetto principale era soltanto copiare il testo rapidamente sul supporto. Mentre è<br />

vero che la paleografia delle copie si discosta dai tipi paleografici comuni nell'antichità,<br />

almeno la scrittura di un'epigrafe tardoantica conservata nei Musei Capitolini è molto simile<br />

alla "mano A". 93 Non sembra che si tratti di un esemplare di epoca moderna; la scrittura<br />

potrebbe esser stata il modello per la scrittura della "mano A".<br />

1.3.4.2. Il rapporto con gli archetipi<br />

Le copie "gallettiane" sono caratterizzate da un aspetto assai uniforme, che non corrisponde<br />

agli archetipi. Nella maggior parte dei casi, la divisione originale delle righe non è stata<br />

rispettata, ma il campo epigrafico disponibile è stato riempito con lettere, lasciando un po' di<br />

spazio ai margini. Raramente il testo è stato centrato nella copia. Spesso manca<br />

l'interpunzione, anche se usata nell'originale. Le divergenze di lettura abbondano nelle copie;<br />

sono eccezionali i casi in cui la copia riproduce esattamente il testo originale; in questi casi si<br />

tratta di epigrafi brevi (ad es. 366).<br />

Una caratteristica fondamentale delle copie, che è stata sottolineata anche dalla<br />

Billanovich, 94 è che evidentemente le iscrizioni non venivano copiate dai libri, come molte<br />

altre copie paragonabili. Anche se in alcuni casi troviamo l'archetipo nelle raccolte stampate<br />

93 Imagines Mus Cap 384-85 nr. 1228 (= CIL VI 3866 = 31963).<br />

94 Cfr. Billanovich 1967, 85.

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