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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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316 Kalle Korhonen<br />

CIL VI 17728; CIL X 1088*, 142, cfr. p. 78* (Mommsen). R. Venuti, Cod. Vat. lat. 7935 f. 42r; A. Guarnieri, Schede di<br />

Osimo f. 227 (da R. Venuti; cit. nel CIL); Torremuzza 1769 1 , 149 nr. 24; 1784 2 , 157 nr. 27 (da I. Biscari, cfr. sopra, p.<br />

45); Ferrara 1829, 425 nr. 5.<br />

Nota l'uso di casi differenti nell'espressione dell'età. – I personaggi sembrerebbero<br />

schiavi. – Datazione: II secolo – inizi del III.<br />

288. Inv. 525 (Sala VII, 169). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Lastra marmorea mutila in alto e in basso. Retro grezzo. Campo epigrafico ribassato e riquadrato da<br />

una cornice modanata lievemente irregolare, conservata solo nei lati. 21,5 x 27,5 x 3; alt. lett. 1,8-2,5. 1:<br />

I lunga. 4: sopralineatura nelle cifre; punti tondi.<br />

Provenienza probabilmente urbana. La segnalazione più antica risale a Torremuzza, che segnala<br />

l'iscrizione nel Museo Biscari; Mommsen la collocò tra le urbane. Il caso è molto difficile; il<br />

formulario è comune ovunque. In base alla decorazione, la provenienza urbana sembrerebbe<br />

comunque più verosimile.<br />

Dìs<br />

Mánib(us)<br />

Félicis,<br />

v(ixit) a(nnis) *I* *II, m(ensibus) *V*I* *II;<br />

5 parentes<br />

pos(uerunt).<br />

CIL VI 17868; CIL X 1088*, 145 (Mommsen). Torremuzza 1769 1 , 150 nr. 26; 1784 2 , 158 nr. 29 (da I. Biscari, cfr. sopra,<br />

p. 45); Ferrara 1829, 425 nr. 8.<br />

Datazione: I secolo o inizi del II, in base alla paleografia e alla scrittura Dis Manib(us).<br />

289. Inv. 570 (Sala VII, 214). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea. Retro liscio. 55,5 x 32,5 x 1,5; alt. lett. 2,9-3,8. La scrittura ha un andamento<br />

corsiveggiante. Le A senza traversa; F con il braccio superiore allungato (rr. 3, 5); 3: I montante (alt.<br />

5,5); braccio obliquo in due L (rr. 2 e 3). Punti oblunghi. Due foglie di edera sotto il testo.<br />

Provenienza urbana. Scoperta "l'anno 1743 sotto la chiesa di S. Balbina in Roma, in occasione d'una<br />

cava si facea, per ritrovare tavolozze di terra cotta, essendovi sotto terra quantità di fabriche antiche<br />

diroccate" (Scammacca, che dice erroneamente che nell'altro lato della stessa lastra era incisa<br />

l'epigrafe al nr. 260; cfr. p. 19); "ritrovata nel monte Aventino presso S. Balbina l'anno 1743; appresso<br />

di P. Scammacca" (Galletti). Trasportata a Catania negli anni '40 del Settecento, perché segnalata nel<br />

Cod. Maruc. A 77.<br />

D(is) M(anibus).<br />

T(itus) Flavius Longinus<br />

fil(ius) Anniéno Ìusto<br />

patri bene me-<br />

5 renti fecit.<br />

CIL VI 18121a; CIL X 1088*, 147 (Mommsen). P. Scammacca, Cod. Maruc. A 77 f. 7r; Anonimo (2), cod. cit. f. 143r;<br />

Galletti, Diario (Cod. S. Paolo), p. 80 (da cui Donati 1765, 382 nr. 4 "ex Diar. lapid. ms.").<br />

Il defunto fu evidentemente il patrigno del dedicante, visto che portano gentilizi<br />

diversi. Il gentilizio Annienus non è comune; sui gentilizi in -ienus, vd. Schulze 1904, 105. –<br />

Datazione: II secolo.

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