L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

m∞new y', ≤m°rew h':
5 patØr ka‹ mÆthr t°knƒ
glukutãtƒ §po¤hsan.
La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 197
IG XIV 483 (Kaibel). G. De Spuches, Bullettino della Commissione di antichità e belle arti in Sicilia 1 (1864) 13 nr. 3.
C'è un dettaglio linguistico interessante nell'epitaffio di Cassia Venusta: la fusione
dell'accusativo e del nominativo nell'espressione dell'età. La forma ≤m°rew è il nominativo,
non una variante grafica del dativo, visto il caso della parola per "mesi". Questa forma è
attestata soprattutto in Sicilia, anche nella variante grafica ≤m°raiw, 124 e in iscrizioni cristiane
urbane. 125 – Come paralleli paleografici catanesi si possono segnalare SEG XLIV 763
(Manganaro 1994, 86-88 nr. 5) e la cristiana nr. 178 (cfr. p. 92). – L'iscrizione sembra databile
dalla seconda metà del I alla fine del II secolo.
68. Inv. 544 (Sala VII, 188). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.
Lastra marmorea ricomposta da due frammenti. Retro liscio. 18 x 24 x 1,6; alt. lett. 1,5-1,1. Forme delle
lettere: A, ∈, m, O, TT , %. Nella r. 2 la lastra è stata danneggiata e alcune lettere non si vedono più; la
cavità è stata riempita. 1, 3, 5: foglie di edera (due a r. 1). 5: un ramo dopo la foglia di edera.
Provenienza: probabilmente Catania. L'iscrizione, segnalata nel Museo dei Benedettini a partire dalla
seconda edizione di Torremuzza, fu collocata tra le urbane da Kaibel, con il commento "urbanae
fortasse originis". Anche se accettata da Moretti, questa collocazione non sembra molto verosimile. Il
formulario (G4) è tipico nell'epigrafia catanese (cfr. pp. 87 e 124), e credo che l'iscrizione provenga
dalla zona catanese.
Katulle›now
zh[se]n th
ig': §po¤hsen
EÈod¤a mnÆmhw
5 xãrin.
IG XIV 1745 (Kaibel). Torremuzza 1784 2 , 179 nr. 31 (da V. M. Amico [?], cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 352 nr. 3;
Bertucci 1846, 32 nr. 7. Da Torremuzza: CIG III 5711. – Dalla lapide IGUR 670 (descritta da G. Manganaro, con
fotografia).
2: EZH%HN Torremuzza, ma credo che si tratti di un supplemento. 3: EPO[I]H%EN Manganaro.
Il formulario è simile all'epigrafe nr. 94 (G4 con mnÆmhw xãrin), nella quale, però, la
forma del verbo segue il nome del dedicante. – Datazione: II secolo – prima metà del III.
69. Inv. 593 (Sala VII, 237). Magazzino superiore. Collezione Biscari.
Lastra marmorea. Retro liscio. 21 x 21 x 3; alt. lett. 1,6-2,2 (r. 1) / 1,3-1,9 (altre righe). Caratteristiche
corsiveggianti, soprattutto nelle A, con le traverse sostituite da striscie oblique, e nelle M. Le S sono
oblique. Punti tra le sillabe (tranne nella parola MATER, r. 6). Alcuni punti oblunghi nelle rr. 1, 2 e 5.
124 Catania: IG XIV 506; SEG XLIV 762 = AE 1994, 765; Siracusa: IG XIV 82, 155, 171; RPAA 22 (1946-47) 234 nr. 34,
237 nr. 42; RQA 10 (1896) 41 nr. 75, 42 nr. 77); ≤m°raiw: IG XIV 49 e 118.
125 ICUR 15882, 19806 e 26003. Il dativo è attestato nelle iscrizioni greche di Roma (ad es. IGUR 291, 314, 722, 969,
1033 ecc.), evidentemente per l'interferenza dall'ablativo latino; mi pare che anche IG XIV 242 = IG Mus. Palermo
141, di origine incerta, proveniente dal Museo Astuto di Noto, possa essere urbana. Naturalmente tali forme si
possono trovare nelle iscrizioni soltanto quando è comune indicare il numero dei giorni e scrivere la parola
"giorni" per intero.