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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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Fausti`[---]<br />

La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 173<br />

CIL VI 17740; CIL X 1088*, 143 (Mommsen).<br />

1: omessa da Mommsen, 3: FAVST id.<br />

Ho collocato il frammento tra le testimonianze dell'élite, perché le lettere assomigliano<br />

in una certa misura all'epigrafe nr. 10. L'altezza delle lettere è più grande rispetto alle<br />

iscrizioni funerarie comuni. L'interpretazione non mi è chiara; potrebbe trattarsi di<br />

un'epigrafe paragonabile al nr. 26. – Il nome a r. 3 poteva essere Faustinus /-a (o un derivato),<br />

Faustillus /-la, Faustio (vd. Kajanto 1965, 272). – Datazione: seconda metà del II secolo – III<br />

secolo.<br />

30. Inv. 1337 (Cortile). Cortile. Collezione Biscari.<br />

Parte sinistra di un'ara funeraria in pietra lavica (originariamente composta da due blocchi). Sul lato<br />

sinistro, un urceus. Campo epigrafico riquadrato in alto e in basso da cornici modanate che<br />

continuano sui lati e sul retro. 129 x (33) x 48; alt. lett. 12-15.<br />

Provenienza: Catania. "Cippo di nera lava trovato a Catania, e conservato nel biscariano" Ferrara.<br />

Anche se tali indicazioni di provenienza date dal Ferrara non sono sempre affidabili, il monumento<br />

proviene certamente dalla zona subetnea in base al materiale, e dal confronto con un'altra iscrizione<br />

catanese (vd. sotto) emerge che la notizia di Ferrara sembra vera.<br />

D(is) [M(anibus) s(acrum).]<br />

T(ito) Fla[vi- ---]<br />

Ion[i- ---]<br />

CIL X 7068 (Mommsen). Ferrara 1829, 380 nr. 1. – Manganaro 1961, 195-96, fig. 19 (con fotografia). – Cfr. Libertini<br />

1937, 68-69; Wilson 1988, 127 nota 128; id. 1990, 69, 365 nota 118; id. 1996, 160-61; Pensabene 2000, 71.<br />

2: FL, 3: IO·I Mommsen; corretta da L. De Gregorio (ap. Manganaro) e Manganaro, dei quali è<br />

l'integrazione, basata sull'altra iscrizione pertinente senza dubbio allo stesso personaggio. Il nome era al<br />

nominativo o al dativo (genitivo è inverosimile).<br />

Il nome del medesimo T. Flavius Ionius fu inciso anche in un architrave del teatro<br />

antico di Catania, che in base alla paleografia sembra più o meno contemporaneo<br />

all'epitaffio. 82 Quindi, doveva trattarsi di un evergeta in una delle fasi (ri)costruttive del<br />

teatro. Visto il suo nome, egli dovrebbe appartenere ai liberti degli imperatori Flavi o ai loro<br />

discendenti. 83 Manganaro ha proposto che provenisse dall'Oriente, ma questo non è<br />

necessario. Il cognome, ÉI≈niow o ÉIÒniow, non è una prova per l'origine, anche se è attestato<br />

soprattutto in Oriente. 84 In base alla paleografia e all'onomastica, Manganaro e Wilson hanno<br />

voluto datare le due iscrizioni all'età flavia. 85 Una datazione così precisa non sembra tuttavia<br />

82 Manganaro 1961, 195, fig. 20; il testo è: T. Flavio Ionio. Nel cortile del Museo Civico se ne conserva una copia in<br />

gesso. Wilson (161 nota 35) e Pensabene accennano anche ad un altro architrave in pietra calcarea, inedito, con il<br />

nome del personaggio. Manganaro parla di una statua del personaggio nel teatro (p. 196), ma ciò non è<br />

comprensibile, visto che si tratta di architravi.<br />

83 Non si può completamente escludere la possibilità che Ionius fosse di libera nascita, ma avesse avuto la<br />

cittadinanza soltanto nell'epoca flavia (cfr. p. 3); questo sembra, comunque, meno verosimile.<br />

84 ÉI≈niow era ben attestato in Egitto; per un caso a Smirna, invece, vd. Die Inschriften von Smyrna I (IK 23), Bonn<br />

1982, nr. 444. Meno comune era ÉIÒniow, la forma proposta dagli editori del LGPN (IIIA 220) per il nostro Ionius. Il<br />

cognome Ionius è attestato anche in una lucerna trovata a Messina, CIL X 8053, 98 = IGL Messina I 164 nr. XXVII.<br />

Per le attestazioni del cognome a Roma, vd. Solin 1982, 578:<br />

85 È esagerato il commento di Wilson (1990, 365 nota 118): "the formula D. M. S. [is] unlikely in the provinces to be<br />

post-Hadrianic".

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