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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 321<br />

227 (da R. Venuti; cit. nel CIL); Ferrara 1829, 433 nr. 16.<br />

La paleografia è molto particolare. Il cognome Psamathe è relativamente raro a Roma (4<br />

altri casi in Solin 1982, 559). – Datazione: seconda metà del I secolo – II secolo.<br />

299. Inv. 569 (Sala VII, 213). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Mensa podiale marmorea, con infundibulum pseudoansato al centro (profondità 3,7). Retro grezzo. 38 x<br />

27,5 x 6; alt. lett. 1,7-2,5. 1: I montante. 2 TH, 3 NE in nesso. Punti triangolari. La lavorazione sotto la<br />

r. 5 non è una rasura.<br />

Provenienza urbana. "Effossa pone basilicam S. Pauli in vinea monachorum" nel 1707 (Bianchini; cit.<br />

nel CIL); "effossa in basilica S. Pauli extra moenia urbis c. A. D. 1725; exscripsi die 24 Maij 1734"<br />

(Giorgi; la sua vaga data di ritrovamento può essere erronea). – Trasportata a Catania tra 1734 e 1740<br />

(segnalata nel Museo dei Benedettini a partire da Amico).<br />

Dìs Manibus.<br />

Iuliae Thisbe<br />

Iulius Onesi¢mÜus<br />

coniugi b(ene) m(erenti)<br />

5 fecit.<br />

CIL VI 20707; CIL X 1088*, 203 (Mommsen). F. Bianchini, Cod. Bibl. capit. Verona 347 (250), f. 45 (cit. nel CIL); D.<br />

Giorgi, Cod. Bibl. Casanatense 1125 f. 170v nr. 21; Muratori 1739-42, 1355 nr. 13 (da P. P. Ginanni); Anonimo (2),<br />

Cod. Maruc. A 77 f. 143r; Amico 1741, 221 nr. 23 ("n. XXXIII" per errore) (da cui Torremuzza 1769 1 , 139 nr. 27);<br />

Torremuzza 1784 2 , 145 nr. 28 (probabilmente da una scheda di V. M. Amico, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 421 nr.<br />

2; Bertucci 1846, 34 nr. 11. – Cfr. Filippi 1998, 16, 77, 88.<br />

3: ONESIVVS lapide.<br />

Datazione: seconda metà del I – prima metà del II secolo.<br />

300. Senza nr. inv. Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Cinerario marmoreo senza coperchio, ricomposto da tre frammenti. Decorato negli angoli della fronte<br />

con maschere teatrali, da cui pende una corona; sotto e sopra la corona, uccelli. Sui lati, due<br />

cornucopie incrociate. Retro lavorato, ma non liscio. Campo epigrafico riquadrato da una cornice<br />

modanata. 18 x 25,5 x 25; campo epigr. 6 x 10; alt. lett. 0,7-1,2. Punti triangolari. I lievemente<br />

montante a r. 1.<br />

Provenienza urbana. L'iscrizione fu vista nel Seicento "in villa [---]tri de la Borne" da de Suarez.<br />

Segnalata più tardi da Venuti: "apparteneva al P. Scammac(c)a, che l'Anno 1748 mandò in Sicilia p(er)<br />

aricchire un Museo" (Cod. Vat.); cfr. cap. 1.3.5. Viene registrata anche nelle schede di Scammacca, tra<br />

iscrizioni importate da Roma a Catania (cfr. cap. 1.3.2.5). Mentre la maggioranza delle iscrizioni<br />

segnalate da Venuti sono arrivate nel Museo Biscari (vd. cap. 1.3.5), questa è stata segnalata nel<br />

Museo dei Benedettini da Mommsen.<br />

Dìs Manib(us).<br />

T(ito) Iunio Festo,<br />

v(ixit) a(nnis) XLIIII, Iunia<br />

Doris coniug(i)<br />

suo.<br />

CIL VI 20791, cfr. p. 3525; CIL X 1088*, 204 (Mommsen). J. M. de Suarez, Cod. Vat. lat. 9140 f. 161v; P. Scammacca,<br />

Cod. Maruc. A 77 ff. 3v, 13v (da cui A. F. Gori, Cod. Maruc. A 6 ff. 83v, 85r); Galletti, Diario (Cod. S. Paolo), p. 80

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