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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 49<br />

siracusane furono acquistate da Biscari ( 238 e 240 = IG XIV 58 e 48). Il testimone della<br />

provenienza è Cesare Gaetani, conte della Torre, autore di una silloge epigrafica siracusana.<br />

181 Tutte e due vengono segnalate nel museo già nella prima edizione della silloge di<br />

Torremuzza (1769). Purtroppo il Torremuzza non indica la provenienza della prima epigrafe,<br />

e stampa la seconda a p. 263 = 281 come siracusana, presa da Gaetani, ma a p. 264 = 282 dalla<br />

lapide, come conservata nel Museo Biscari.<br />

In rapporto con Torremuzza (p. 47) ho menzionato tre epigrafi provenienti da Paternò,<br />

Agira e Taormina (237 = CIL X 7013, IG XIV 588, 241 = IG XIV 439), che evidentemente furono<br />

accolte nel museo dopo la pubblicazione della prima edizione. Non sappiamo quando sia<br />

arrivata nel museo la preghiera su calcare proveniente da Còmiso, nr. 235, non segnalata dal<br />

Torremuzza. Era stata mandata da Còmiso a Vito Maria Amico apparentemente negli anni<br />

Cinquanta del Settecento (vd. l'edizione), ma è finita nel Museo Biscari. È possibile che Amico<br />

abbia voluto collocare il materiale proveniente da altre città siciliane non nel museo che aveva<br />

fondato, ma nell'altro museo catanese.<br />

Riguardo alle omissioni di Torremuzza, si può anche segnalare l'erudito palermitano<br />

Francesco Tardìa. Il codice Qq C 17 a della Biblioteca Comunale di Palermo, intitolato<br />

"Documenti varii appertenenti alla storia di Sicilia" è un testimone eloquente del suo interesse<br />

per l'epoca antica e il medioevo; contiene documenti di tutte e due le epoche. Tardìa è un<br />

testimone importante, perché il più antico, per due epigrafi del Museo Biscari (8 = IG XIV 451<br />

e 191), di cui la seconda rimase inedita fino a Libertini. 182 Visto che l'epigrafe al nr. 191 fu,<br />

secondo Tardìa, mandatagli da Torremuzza nel novembre del 1766, anche il nr. 8 poteva<br />

provenire dal medesimo. È notevole che nessuna delle due fu inclusa nell'opera di<br />

Torremuzza.<br />

Alcune nuove epigrafi non furono pubblicate dal Torremuzza, perché ne ebbe la<br />

notizia troppo tardi. Nel 1784, l'anno della pubblicazione della seconda edizione, il Biscari<br />

riordinò il suo museo, come appare da una lettera spedita al palermitano, datata il 12 maggio:<br />

"in quest'anno ho ampliato il museo con una gran galleria di marmi, e quelli siciliani l'ho<br />

collocato separatamente, e sembrami esser riuscita di gusto, e magnifica". 183 In un'altra lettera<br />

datata due settimane dopo, Biscari commenta anche la nuova edizione della raccolta: "la<br />

ristampa delle iscrizioni comincia ad essere mancante", e continua: "ecco ve ne mando una<br />

nuovamente trovata a Messina …". 184 La scheda dell'epigrafe inclusa con la lettera è stata<br />

perduta. Fortunatamente, il Biscari ne dà una descrizione, e quindi sappiamo che si tratta del<br />

nr. 236, che Kaibel considerava un'epigrafe falsa, segnalandola sotto l'iscrizione certamente<br />

autentica IG XIV 349. Sembra tuttavia che si tratti di un prodotto del arcaicismo dell'età<br />

imperiale romana. In ogni caso, la scheda era arrivata troppo tardi per la raccolta di<br />

Torremuzza.<br />

A parte le località menzionate sopra, gli autori non ci danno testimonianze su iscrizio-<br />

181 Raccolta d'antiche iscrizioni siracusane, codice della Biblioteca Alagoniana di Siracusa [ca. 1772]; pubblicato in<br />

Sgarlata 1993 [1996], 121-64. Sull'opera, vd. soprattutto Sgarlata, cit.<br />

182 Libertini 1930, 318 nr. 10. Tardìa non indica il luogo di conservazione delle due epigrafi. Riporta, inoltre, tre<br />

altre iscrizioni, una mandata da Torremuzza, due prese da Mem. stor. lett. Sicilia (n.ri 11, 73 e 111 = IG XIV 455, 485<br />

e 492).<br />

183 Cod. Bibl. Comunale di Palermo Qq E 136 f. 278v (già p. 544); stampata in Pagnano 1995, 142. Sulla<br />

corrispondenza tra Biscari e Torremuzza, vd. sopra, n. 165.<br />

184 Cod. cit. a n. precedente, f. 279v (26 maggio, 1784).

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