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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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50 Kalle Korhonen<br />

ni della collezione Biscari provenienti da altri luoghi. Per tre iscrizioni di questa edizione<br />

viene comunque proposta, come possibilità alternativa, la provenienza dalla vicina Centuripe,<br />

185 vista la ricchezza del suo materiale epigrafico e l'importanza della città in età romana.<br />

Sappiamo, in effetti, che negli anni Settanta del Settecento scavi furono eseguiti nelle<br />

proprietà di Biscari nelle vicinanze di Centuripe (vd. p. 43). Lo stesso Biscari e Domenico<br />

Sestini ci informano che la collezione Biscari comprendeva oggetti centuripini, tra cui anche<br />

urne sepolcrali, evidentemente marmoree. 186 Secondo le notizie contenute in CIL X e IG XIV,<br />

due iscrizioni centuripine venivano conservate nella collezione catanese di D. A. Gagliani<br />

(CIL X 7010 e IG XIV 579). 187 Come altra città di provenienza possibile, ma meno verosimile,<br />

si potrebbe segnalare Kamarina (vicina a S. Croce di Camerina [RG]), dove pure Biscari<br />

organizzò uno scavo, portando oggetti nel suo museo. 188 Problematica è la provenienza della<br />

stele IG XIV 805, l'epitaffio di un Posidonio da Berito. 189 Kaibel aveva proposto che<br />

provenisse da Napoli in base alla tipologia e anche perché secondo Francesco Ferrara (vd.<br />

cap. 1.5.1) la collezione conteneva oggetti acquistati a Napoli. 190 Comunque, la notizia di<br />

Ferrara non riguarda necessariamente le iscrizioni. Secondo Elena Miranda (vd. n. 189), la<br />

stele potrebbe provenire da Renea, ma non abbiamo alcuna testimonianza su epigrafi<br />

provenienti dall'Egeo nella collezione Biscari. Il problema verrà discusso sotto (p. 132).<br />

Dopo la morte di Ignazio Paternò Castello, alla carica del custode delle antichità dei<br />

valli di Noto e Demone fu eletto il suo secondo figlio Gianfrancesco Paternò, anche lui di<br />

erudizione letteraria e antiquaria. Fece eseguire scavi a Catania e restaurare monumenti<br />

antichi, e continuò a mantenere ed accrescere il museo; morì nel 1803. Dopo la morte di<br />

Gianfrancesco, comincia la decadenza del Museo Biscari: il settimo principe Ignazio<br />

(1781–1844), nipote del fondatore, trasferisce la dimora a Napoli portando con sé la collezione<br />

delle gemme e delle monete, e già nel 1818 la collezione è in disordine. Con l'andar del tempo,<br />

a causa delle successioni ereditarie, la proprietà del museo si suddividerà tra decine di eredi.<br />

È, comunque, notevole che, con l'eccezione di vendite clandestine delle monete e delle armi,<br />

la maggior parte della collezione rimarrà a Catania. 191 Ma come apparirà anche sotto, è<br />

verosimile che non ci saranno nuove acquisizioni epigrafiche dopo la morte di Gianfrancesco<br />

Paternò.<br />

185 Sono i n.ri 13 (CIL VI 24510), 14 (CIL X 7021) e 53 (IG XIV 458).<br />

186 Urne: vd. Biscari, Relazione (vd. nota 179; Cod. Bibl. Comun. Palermo Qq D 43), pubbl. in Pagnano 2001, 143.<br />

Altri oggetti: Biscari 1781, 48 (piedi di statue frammentarie); Sestini 1776, 15 (vasi), 22 (oggetti votivi), 35<br />

(cinerario). Cfr. G. Libertini, Centuripe, Catania 1926, 24: "Il principe di Biscari ebbe non solo il merito di tracciare<br />

questa breve descrizione [= Biscari 1781, 46-49], ma anche quello di raccogliere nel suo museo catanese alcuni<br />

prodotti dell'antica Centuripe specialmente per ciò che si riferisce alla coroplastica."<br />

187 È possibile che le epigrafi siano poi passate nella collezione Coco, visto che la catanese CIL X 7076,<br />

appartenuta alla raccolta del medesimo Gagliani, fu vista da Kaibel nella collezione Coco (su quest'ultima, vd.<br />

anche sotto, p. 59).<br />

188 Vd. Lettere del signor abate Domenico Sestini scritte dalla Sicilia e dalla Turchia II, Firenze 1780, 118-30, "Notizie<br />

dell'antica Camerina", datate il 17/5/1776. Viene segnalato "un antico sepolcretto" scavato da Biscari, "avendo in<br />

tali occasioni scoperti, e ritrovati molti sepolcri, e tumuli di marmo, e di creta cotta di più grandezze, alcuni dei<br />

quali si osservano nel di lui museo"; scrive il Biscari (1781, 90): "debbo a questa ubertosa miniera gran parte delle<br />

opere più pregevoli in terra cotta, nel mio Museo conservate".<br />

189 Non abbiamo trovato la stele, ma è stata ripubblicata da E. Miranda, Napoli II (Inscriptiones Graecae Italiae),<br />

Roma 1995, p. 11, con fotografia.<br />

190 Ferrara 1829, 568.<br />

191 Libertini 1930, XVIII-XX.

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