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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 207<br />

86. Inv. 504 (Sala VII, 148). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea mutila nel lato destro. Retro grezzo. 21 x (28,5) x 3,2; alt. lett. 3,6-3,9. 2-3: T lunghe<br />

(alt. 4,4). Punti triangolari. Alcune linee di guida.<br />

Provenienza: Catania. Scoperta "nel cavarsi i fondamenti della nuova chiesa dei PP. Domenicani sotto<br />

titolo di S. Caterina di Siena" Amico (Cod. Palermo), il quale specifica (1741): "anno circiter 1731".<br />

Luogo di conservazione: "apud ejusdem coenobii patres custoditus" Amico 1741; nello stesso luogo<br />

secondo Pantò ("apud PP. praedicatores"; cfr. 51). Segnalata nel Museo dei Benedettini da Mommsen.<br />

Cn(aeus) Fabius Fe[lix pat(er),]<br />

Antonia Sym[pheru-]<br />

sa mat(er) Cn(aeo) Fa[bio Ti-]<br />

tiano f(ilio), vix(it) an[n(is) ---]<br />

CIL X 7066 (Mommsen). V. M. Amico, Cod. Bibl. Comunale Palermo Qq D 203 f. 22v (lettera per A. Mongitore del<br />

2 febbr. 1735); Amico 1741, 217 nr. 15 (da cui Ferrara 1829, 362 nr. 1); Muratori, schede manoscritte 18, 224 (cit. nel<br />

CIL); id. 1739-42, 1162 nr. 11 (da A. Pantò) (da cui Torremuzza 1769 1 , 149 nr. 23; 1784 2 , 157 nr. 26).<br />

1-3: Muratori stampa, alla fine delle righe, FELIX ET, SYMPHORV e FABIO TI, ma si tratta di un<br />

supplemento, come ha visto Mommsen; non è possibile che Pantò abbia visto la pietra in forma più completa che<br />

Amico. Le integrazioni qui adottate sono di Mommsen.<br />

Il formulario è L6 senza l'invocazione iniziale agli Dei Mani. – Il cognome di Antonia è<br />

forse attestato a Siracusa (Ferrua 1989, 98 nr. 379: ]EROUSA; così anche LGPN IIIA 402). È<br />

teoricamente possibile anche SumfÒrousa (vd. Solin 1982, 926, con due casi urbani; cfr.<br />

SÊmforow). – Datazione: I secolo o inizi del II, in base alla paleografia e alla mancanza<br />

dell'invocazione iniziale.<br />

87. Inv. 841 (Sala IX, 20). Magazzino superiore. Museo Civico.<br />

Cinerario marmoreo con coperchio piano munito di acroteri. Sulla fronte, ai lati, pilastri scanalati;<br />

tabula pseudoansata iscritta. Sui lati, rosette e una modanatura in alto; retro levigato poco<br />

accuratamente. Al momento della scoperta l'urna era piena di ossa cremate. 24 x 45,5 x 28 (con<br />

coperchio); campo epigrafico 14,5 x 33,5; alt. lett. 1,5-2. Forme delle lettere: alfa e lambda con piccoli<br />

bracci; E, M; omicron romboidale; S; fi montante e romboidale. 3: HN in nesso. "Su qualche lettera, e<br />

sopra uno dei capitellini, si avvertirono tracce di doratura", Orsi; le tracce non sono più visibili.<br />

Provenienza: Catania. Ritrovato da Orsi nell'estate del 1913 nel quartiere Orto del Re (già proprietà del<br />

marchese Toscano), a pochi passi da una camera ipogeica scoperta nella proprietà di Francesco<br />

Guglielmino. È verosimile, come ha proposto Orsi, che il cinerario provenga dalla camera ipogeica,<br />

manomessa già nell'antichità. Secondo Libertini, fu donato al Museo dal Guglielmino.<br />

FlabianÚw xrhstÚw<br />

ka‹ êmen(ptow) zh(sen)<br />

th lz', m∞n(aw) g',<br />

≤m°(raw) i'.<br />

Orsi 1915, 216 (i). – Cfr. Libertini 1937, 50; Wilson 1990, 134.<br />

Il formulario è del tipo G3c, attestato meglio nella Sicilia sud-orientale. È interessante<br />

che l'età venga indicata così esattamente in un epitaffio catanese assai antico. È databile, viste<br />

l'onomastica, la paleografia e l'usanza funeraria, tra l'età flavia e la prima metà del II secolo.

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