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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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10 Kalle Korhonen<br />

1630, CIL X 7043 e IG XIV 454 nel 1638.<br />

La gran parte delle iscrizioni nel piccolo museo del Palazzo Comunale fu distrutta dal<br />

grande terremoto del 1693. Due vengono indicate come esistenti nella Loggia ancora verso<br />

1740, da V. M. Amico, 17 evidentemente tra le rovine. Le epigrafi vennero più tardi incluse<br />

nella collezione Biscari. Sembra verosimile che anche la frammentaria 39 (CIL X 7110 = VI<br />

30629, 9) fosse conservata nello stesso luogo, visto che è arrivata più tardi nel Museo Biscari.<br />

1.2. La formazione delle grandi collezioni catanesi<br />

1.2.1. LA COLLEZIONE DEI BENEDETTINI DI S. NICOLÒ L'ARENA<br />

1.2.1.1. Il ruolo di Vito Maria Amico<br />

Il convento dei Benedettini in contrada S. Nicolò l'Arena, esistente fin dal Medioevo, fu<br />

ricostruito in una forma grandiosa nella prima metà del Settecento. Il nuovo edificio<br />

comprese anche uno spazio museale, disegnato da Giovan Battista Vaccarini, subentrato<br />

come architetto dell'opera nel 1739. Fu lo storiografo benedettino Vito Maria Amico e Statella<br />

(1697–1762) ad istituire una raccolta delle antichità nel convento. 18 La fondazione del museo è<br />

databile al 1740 o agli anni immediatamente precedenti. 19 Amico era stato eletto priore del<br />

convento nel 1733, e il "Museum S. Nicolai de Arena" viene segnalato molte volte nella sua<br />

opera monumentale Catana illustrata, sive sacra et civilis urbis Catanae historia, uscita in quattro<br />

volumi tra 1740 e 1746. 20<br />

Come testimonianza di poco anteriore alla fondazione del museo, è interessante una<br />

lettera di Amico per l'antiquario e biografo palermitano Antonino Mongitore (1663–1743) del<br />

1735. È inclusa nel codice manoscritto della Biblioteca Comunale di Palermo Qq D 203, di 23<br />

fogli, che porta il titolo "Antonini Mongitore Antiquae inscriptiones Siciliae Addendae ad<br />

tabulas Siciliae Georgii Gualtherii". Le iscrizioni di Catania formano una consistente parte<br />

della raccolta, ma la maggior parte di esse, nei ff. 4-5 (= 5-6) 21 provengono dalle Memorie<br />

historiche di Carrera (Carrera 1639). Tra le sezioni mandate da altri studiosi, spicca quella<br />

scritta da Amico nei fogli 22-23. Evidentemente parte di una lettera, essa è una scheda che<br />

17 Su 188 (IG XIV 526), scrive Amico (1741, 264 nr. 5): "Carrerae aevo in Civilis basilicae atrio, ubi hodie<br />

perseverat". Cfr. il suo commento ai frammenti già conservati nella Loggia del nr. 11 (IG XIV 455): "in Civilis<br />

palatii atrio Carrerae etiam aetate asservabantur" (Amico, cit. 241).<br />

18 Su Amico, vd. R. Zapperi, DBI 2 (1960) 789-90; Salmeri 2001, 23; altra bibliografia in Billanovich 1967, 60 n. 2.<br />

Amico fu nominato, nel 1743 professore di storia civile nell'Università di Catania, nel 1751 regio storiografo<br />

siciliano, e nel 1757, l'abbate di S. Nicolò.<br />

19 Cfr. Mommsen, CIL X p. 721: "circ. a. 1740".<br />

20 La storia editoriale dell'opera è complessa. In principio, i primi due volumi furono stampati presso Simone<br />

Trento, i secondi due presso Gioacchino Puleio. Secondo le notizie raccolte da Giovanni Salmeri, alcuni esemplari<br />

del primo portano la data 1740 (così anche la copia utilizzata dal sottoscritto e consultabile nella Biblioteca Vaticana,<br />

dedicata al Senato cittadino il 1 gennaio, 1740), altri la data 1741. Il secondo volume risulta datato al 1741, ma<br />

c'è almeno un esemplare che sul frontespizio ha la data 1741, ma alla fine del volume la data 1744; sul frontespizio,<br />

S. Trento viene indicato come stampatore, ma alla fine, G. Puleio. Il terzo e il quarto volume risultano stampati<br />

presso Puleio, rispettivamente nel 1741 e nel 1746; per il terzo volume, vd. comunque sotto, n. 23.<br />

21 Il codice, che Mommsen cita in CIL X, ha una doppia numerazione fino al f. 20: una cifra in alto e una a piè di<br />

pagina.

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