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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 339<br />

1829, 428 nr. 19.<br />

I personaggi menzionati sono schiavi. – I cognomi Theogenes e Unio non sono comuni a<br />

Roma (sei altri casi del primo in Solin 1982, 70; nove del secondo in Vidman 1980, 351). –<br />

Datazione: II secolo.<br />

337. Inv. 545 (Sala VII, 189). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea ricomposta da due frammenti. Retro e lato superiore lisci. 30 x 23,5 x 2,9; alt. lett. 1,4-<br />

2,1. Scrittura corsiveggiante. 8: due ultime lettere nane. I punti hanno la forma di strisce oblique.<br />

Provenienza probabilmente urbana. L'iscrizione fu collocata tra le urbane dal Mommsen, perché viene<br />

segnalata dalla mano anonima nel Cod. Maruc. A 77. Anche se il foglio fu probabilmente scritto a<br />

Catania (cfr. pp. 25-27), la soluzione sembra plausibile per altri motivi: nell'opera di Amico, l'epigrafe<br />

appartiene a un gruppo che evidentemente proviene interamente da Roma (cfr. p. 12). Questo ordine<br />

degli elementi del formulario non è attestato a Catania, come non lo è l'indicazione della durata del<br />

matrimonio. – Trasportata a Catania verso 1740 (vista nel Museo dei Benedettini da Amico).<br />

D(is) M(anibus).<br />

Vaediae Zosime<br />

Caesernius<br />

Secundinus<br />

5 coiugi carissimae<br />

bene merenti<br />

fecit, que mecu<br />

vixit an(nis) XVIII.<br />

CIL VI 27904; CIL X 1088*, 351 (Mommsen). Anonimo (2), Cod. Maruc. f. 143r; Amico 1741, 224 nr. 27 (da cui<br />

Torremuzza 1769 1 , 143 nr. 45; 1784 2 , 150 nr. 52); Ferrara 1829, 422 nr. 7; Bertucci 1846, 35 nr. 14.<br />

La forma solita del gentilizio della moglie è Vedia. – Per simili casi di passaggio dalla<br />

terza alla prima persona (fecit, ma mecum), vd. G. Paci, S&C 19 (1995) 56. – Datazione: seconda<br />

metà del II secolo – III secolo.<br />

338. Inv. 937 (Sala IX, 116). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Stele centinata di marmo grigio scuro, con corona vittata in bassorilievo e acroteri lisci, ricomposta da<br />

quattro frammenti e restaurata, mutila in basso. Retro lavorato, non liscio. 33,5 x 33 x 2,3; alt. lett. 2,8-<br />

3,5. 4: T montante. Punti triangolari. 1: Foglia di edera.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Vettori, che vide l'iscrizione a Roma o nei suoi<br />

dintorni nel 1730 ca. (vd. cap. 1.3.6). Luogo di ritrovamento ignoto. Segnalata nel Museo Biscari a<br />

partire da Ferrara; era stata trasportata a Catania probabilmente nel Settecento.<br />

D(is) M(anibus).<br />

Valeriae Maxime<br />

M(arcus) Ulpius Ianuarius<br />

coniugi bene merenti<br />

5 posuit, quae vixit ann(is)<br />

XVIIII, mensibus III<br />

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